Il reparto potrebbe chiudere. È quanto teme il Comitato pro ospedale del Reventino che denuncia come proprio la carenza di personale stia lentamente cancellando i servizi del presidio montano
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Da oggi potrebbe considerarsi chiuso il reparto di fisioterapia dell’ospedale montano di Soveria Mannelli. È quanto afferma in una nota il Comitato Pro Ospedale del Reventino spiegando che l’ultima operatrice è andata in pensione e da quattro anni gli operatori sono diminuiti senza essere mai sostituiti fino ad arrivare alo stato attuale.
«Un presidio che per 46 anni ha offerto un servizio imprescindibile e che oggi se non rimpiazzato con analoghe figure rischia di perdersi per sempre, dove su questo fronte noi daremo inizio, questa volta, a una battaglia senza fine – afferma il presidente Antonella Maida -. Eppure esistono richieste di fisioterapisti che vorrebbero trasferirsi a Soveria, uno di un’altra Asp e un altro della stessa. Tutto si materializza nella totale assenza di interesse da parte dei vertici dell’Asp, altrimenti gli esiti sarebbero diversi».
«Tanto per non farci mancare ulteriori problemi bisogna aggiungere poi che l’Ufficio Cup (prenotazioni) resterà chiuso per dieci giorni, in quanto l’unica operatrice che ne dispone il servizio ha un permesso per tale periodo, e l’azienda non riesce a sopperire a questo inconveniente», spiega ancora il comitato.
«Inoltre i problemi non finiscono qui – incalza Maida - l’ufficio ticket continua a restare chiuso di sabato e non si comprendono le ragioni, visto che per quasi 50 anni ha funzionato pure in quel giorno. Eppure il sabato è il giorno che molti operai, impiegati, imprenditori hanno libero per poter eseguire esami diagnostici. A questo bisogna aggiungere che per più di una settimana l’apparecchio per le lastre - predisposto per le piccole immagini - è stato in avaria, quindi inutilizzabile sia per l’emergenza, ovvero Pronto Soccorso, che per le richieste esterne».
«Spesso, anche la diagnostica pone interruzioni nel servizio, poiché alcuni esami di laboratorio possono essere eseguiti solo dal medico biologo e, se assente, esami come l’urino cultura, tamponi e altri devono essere rinviati con notevole disagio per l’utenza. Se a questo aggiungiamo i tempi matusalemmici delle prenotazioni specialistiche ne esce fuori un quadro disarmante», afferma allarmato il Comitato, che conclude: «Nella prima quindicina di maggio abbiamo due incontri importantissimi, che ci vedranno esporre le nostre ragioni nelle sedi più autorevoli».