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«Torniamo sulla questione dei budget 2017 per un ulteriore chiarimento in ordine alla posizione di AIOP, per la verità già chiara, ma utilizzata strumentalmente da chi ha interesse a dividere il fronte delle strutture accreditate ed a acutizzare contrapposizioni tra pubblico e privato inesistenti, e fuorvianti per i cittadini. E allora ribadiamo bene: non esiste una sanità privata in Calabria. Esiste solo il servizio pubblico che è erogato, con eguali regole, di tutti i tipi, da strutture pubbliche e strutture private. In nessun caso ed in nessuna struttura i cittadini pagano alcunché per le prestazioni che richiedono. L’unica differenza è che mentre le strutture a gestione privata sono quotidianamente controllate, le strutture pubbliche no».
È quanto dichiara il presidente dell’Associazione Italiana Ospedalità Privata Calabria, Enzo Paolini.
«Detto questo andiamo al chiarimento. La struttura commissariale ha riconosciuto il diritto della Marrelli Hospital all’accreditamento, consentendo cioè, alla stessa di erogare prestazioni nell’ambito del SSN. Diritto da noi sostenuto e rivendicato per Marrelli e per tanti altri. Plaudiamo – continua Paolini - al fatto che finalmente con questo provvedimento al quali ne seguiranno evidentemente altri relativi a casi analoghi si sia avviato da parte dei Commissari, il processo finalizzato ad ampliare la gamma delle prestazioni di qualità erogabili in Calabria ed a dar corso ad una politica di riduzione di liste d’attesa ed emigrazione sanitaria.
Rimane il problema della copertura finanziaria: una pubblica amministrazione che si rispetta e rispettosa dei diritti di tutti, non può pensare di inserire un erogatore sottraendo le risorse agli altri con la conseguenza di ridurre le prestazioni su un altro versante. Questo si chiama gioco delle tre carte. E noi ci siamo opposti.
La struttura Commissariale – prosegue - deve stanziare per Marrelli Hospital e per tutte le altre strutture che producono bene, danno lavoro, non sprecano e assicurano servizi ai cittadini calabresi risorse aggiuntive rispetto al tetto complessivo di € 196 milioni previsto per la Sanità a gestione privata. Senza la subdola operazione di sottrarre risorse ad altri settori (vedi specialistica ambulatoriale).
Le risorse ci sono. Qualche esempio? Solo per la emigrazione sanitaria (cioè per le prestazioni che si potrebbero erogare in Calabria, ma che vengono dolosamente spinti verso altre regioni) paghiamo 280 milioni di euro (fonte bilancio Regione Calabria). Le attività “a funzione” degli ospedali pubblici (cioè pronto soccorso, rianimazione, urgenze emergenza) hanno un costo improprio (cioè non controllato da nessuno) di oltre il 55% pari ad oltre 500 milioni di euro (fonte Ermeneia, Studi e Strategie di Sistema 2016).
Tutto il resto – conclude- sono chiacchere inutili buone per intortare i calabresi ed utilizzare i loro soldi per altri scopi».