Quindici Regioni hanno i conti in rosso e sette, di cui cinque al Sud, non raggiungono la sufficienza rispetto all'erogazione dei Livelli essenziali di assistenza (Lea), ovvero le cure e le prestazioni che il Servizio sanitario nazionale garantisce ai cittadini gratuitamente o con il pagamento di un ticket. È la fotografia di una sanità in crisi quella scattata dalla Corte dei conti e relativa al 2022. A registrare bilanci in attivo solo 5 Regioni, tra cui la Calabria che esce indenne dall’analisi dei dati assieme a Lombardia, Veneto, Umbria, Marche e Campania.

Una buona notizia che però viaggia in cattiva compagnia: se infatti per i conti la nostra regione alberga ai piani alti, in fatto di Lea fa un tonfo e finisce in fondo alla classifica. Niente da fare, ancora, per la Calabria che resta a guardare fuori dalla finestra i passi avanti altrui: nel 2021 infatti le Regioni adempienti nell’erogazione dei Livelli essenziali di assistenza sono passate da 11 a 14. Nel gruppo delle promosse Abruzzo, Basilicata, Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Provincia Autonoma di Trento, Piemonte, Puglia, Toscana, Umbria, Veneto. La compagnia delle escluse vede invece la Calabria accompagnata da Campania, Molise, Provincia Autonoma di Bolzano, Sicilia, Sardegna e Valle D'Aosta.

Tre le aree a cui, in base al Nuovo sistema di garanzia (Nsg), viene attribuito il punteggio: prevenzione collettiva e sanità pubblica, assistenza distrettuale e assistenza ospedaliera. I punteggi per ogni area vanno da 0 e 100 e la sufficienza si raggiunge con almeno 60 punti in tutte e tre.

I conti in rosso

Le perdite sono aumentate negli anni passando da 800 milioni complessivi nel 2020 a un miliardo e 470 milioni nel 2022. Le situazioni peggiori sono quelle delle Province autonome di Trento e Bolzano, rispettivamente a -243 e -297 milioni, della Sicilia a -247 e del Lazio a -216.

Tra le Regioni in rosso ci sono tutte quelle bocciate sui Lea, fatta eccezione per Calabria e Campania che invece, come abbiamo visto, sul versante dei bilanci riescono a salvarsi.

Un’anomalia? Così sembra, ma la spiegazione c’è e la chiarisce all’Ansa Amerigo Cicchetti, direttore dell'Alta scuola di economia e management dei Sistemi sanitari (Altems) dell'Università Cattolica: «La Calabria ha beneficiato di alcuni provvedimenti integrativi, come il decreto Calabria, che hanno aiutato i conti. Per la Campania, invece, va considerato anche un altro aspetto: in vari casi, scatta paradossalmente la difficoltà a spendere risorse che sono disponibili».

«In altri termini – continua Cicchetti –, anche spendere è complicato, perché bisogna disporre di strutture e di un'organizzazione che consentano di farlo. Quando questo non succede, può accadere che i fondi rimangano fermi e non spesi, cosa che concorre ad avere un segno “più” sui conti, anche se in realtà si tratta di somme che avrebbero dovuto essere spese».

Altro dato all’apparenza anomalo è quello che riguarda Val D'Aosta e Provincia autonoma di Bolzano, entrambe nel gruppo delle inadempienti per i Lea. Anche qui, però, una giustificazione c’è: «Va detto – evidenzia Cicchetti – che si tratta di Regioni e Province autonome i cui dati non sono comparabili con le Regioni ordinarie, avendo un flusso dati e meccanismi di finanziamento differenti».

Prospettive a tinte fosche, dunque, per il Sistema sanitario nazionale? Cicchetti non si dichiara del tutto pessimista: «È un momento di passaggio per il Ssn e siamo in una fase di adeguamento e cambiamenti, a partire dalla riforma della medicina territoriale che è partita ma non ancora conclusa. Ci vorrà ancora del tempo».