«Gli atti aziendali delle Asp calabresi mostrano criticità diffuse e difformità rispetto alle linee guida regionali. E, pertanto, sono da rivedere. La Cisl medici ha già inviato le osservazioni nelle sedi competenti; ma registriamo l’assenza di un dialogo produttivo. Esiste un deficit democratico all’interno delle istituzioni regionali, che rifiutano un confronto con le strutture intermedie, i Comuni e i sindacati in particolare. Questo deficit democratico è ancora più severo se pensiamo che la Calabria vive un commissariamento da 6 anni senza che vi sia stata una sola condivisione con le organizzazioni sindacali della dirigenza medica e veterinaria su un aspetto qualsiasi della politica sanitaria. Ad oggi il Direttore generale del Dipartimento Salute della Regione Calabria, Riccardo Fatarella, non ha mai invitato in un tavolo istituzionale i sindacati dei medici».

 

E’ quanto afferma Mario Marino, segretario regionale della Cisl Medici in merito allo stato di salute della sanità calabrese.

 

«Il Dottore Fatarella, invece, avrebbe dovuto – sottolinea Marino - svolgere un ruolo essenziale di mediazione fra gli organismi di governo regionale e l’ufficio del commissario. Cosa che non è avvenuta. Il dirigente ha alimentato rapporti tesi tra la struttura di governo e l’ufficio del Commissario ad acta che impediscono ancora oggi il dispiegamento di tutte le risorse disponibili, finanziarie e umane, per l’exit strategy dalla gestione commissariale e il ritorno alla normalità. E’ necessario ancora di più accelerare le procedure concorsuali non solo per il personale dei presidi ospedalieri ma anche per il personale dispiegato sui territori, quello che opera negli ambiti dei distretti, della prevenzione e dei dipartimenti di salute mentale. Bisogna fare rete fra le forze di governo, le associazioni e gli operatori della Sanità tesa a un miglioramento dei Lea (Livelli essenziali di assistenza), purtroppo in forte contrazione rispetto alla erogazione delle attività ospedaliere, degli screening oncologici, e dell’assistenza domiciliare. Mi preme – ha precisato ancora il segretario regionale - sottolineare, in controtendenza, una diffusione elevata della somministrazione dei vaccini per l’infanzia, la cui erogazione è al di sopra dell’aria critica prevista dal ministero della Salute (oltre il 96%). Questo vuol dire che in Calabria esistono aree di efficienza nella capacità di erogazione dei Lea e sulle quali puntare. E il valore aggiunto dalla Sanità in Calabria è rappresentato proprio dal personale sanitario, in primis dai medici ospedalieri che, con abnegazione e spesso in condizioni difficili, assolvono alle loro funzione consegnando ai cittadini calabresi un modello virtuoso di sanità da perseguire. La chiave di volta per un miglioramento generalizzato della capacità di erogazione dei Lea è rappresentato, però, da un confronto democratico che ad oggi marcia a singhiozzo e troppo spesso è assente soprattutto nelle politiche sanitarie».