Pasqualina Straface, presidente della Terza Commissione regionale sanità, attività sociali, culturali e formative replica al consigliere Amalia Bruni in merito a quanto accaduto durante la seduta della Terza Commissione del 31 luglio. Durante la riunione, si ricorderà, l’esponente dem aveva abbandonato i lavori. Al centro del dibattito, la proposta di legge sulle liste di attesa. 

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«Quando il dito indica la luna evidentemente la Bruni – scrive Straface- preferisce osservare la tipologia di dito. E mentre i cittadini non aspettano altro che una norma utile a ridurre le loro liste di attesa, dilatatesi a dismisura anche grazie alle scellerate politiche messe in campo quando al governo della Regione c’era il Partito Democratico, la Bruni non trova di meglio da fare che sostenere la sciagura del commissariamento mentre la governance eletta dai cittadini cerca di porre rimedio e di rendere la sanità calabrese più funzionale. Un vero e proprio insulto alle difficoltà che i calabresi affrontano ogni giorno».

Il messaggio è chiaro: «Al consigliere ribadisco che la Calabria sta gettando le basi per una sostanziosa riduzione delle liste di attesa sanitarie con un atto normativo che sta attraversando correttamente tutto l’iter legislativo previsto. L’obiezione della Bruni, per la quale essendo la Calabria in piano di rientro non dovrebbe essere possibile adottare provvedimenti del genere, non trova riscontro poiché anche altre Regioni d’Italia si stanno muovendo allo stesso modo. Le Regioni Puglia e Sicilia, entrambe sottoposte a piani di rientro del debito sanitario, stanno andando nella stessa direzione e hanno presentato provvedimenti simili rispettivamente nel mese di marzo 2023 e luglio 2023. Dunque -chiosa Straface- nessuna anomalia ma, come la stessa Bruni non ha potuto fare a meno di dichiarare, azioni in linea con il Piano Operativo 2022/2025 allo scopo di tutelare gli interessi dei cittadini. Quegli stessi interessi che per il consigliere di opposizione, sempre alla ricerca di sensazionalismo a tutti i costi, evidentemente sono sacrificabili sull’altare della sterile polemica politica».