Accelerare sui procedimenti di sospensione. È questo l'ordine diramato dal commissario ad acta, Guido Longo, e dal dirigente della Protezione Civile, Fortunato Varone. La nota con cui la Regione chiede lo stato di attuazione del decreto legge (44/2021) che nei fatti rende obbligatoria la vaccinazione per tutti gli operatori sanitari è piuttosto recente: notificata la scorsa settimana alle aziende sanitarie e ospedaliere calabresi con l'invito ad adottare le misure previste per legge.

Prendere provvedimenti

In verità, però, il provvedimento governativo è ben più datato, il decreto legge è stato adottato l'1 aprile - divenuto immediatamente efficace ma convertito in legge il 28 maggio scorso. E se alcune Regioni stanno già procedendo alla sospensione dei sanitari riluttanti all'immunizzazione di massa, in Calabria le procedure vanno ancora piuttosto a rilento. Tant'è che appena qualche giorno fa lo stesso commissario ad acta si è deciso a scrivere alle aziende per sollecitarle all'adozione dei provvedimenti necessari.

Nessuna sospensione, per ora

Il decreto prevede, infatti, tempi piuttosto serrati. Entro dieci giorni dall'entrata in vigore dalla norma la verifica dell'avvenuta vaccinazione; in caso contrario, l'invito ad effettuarla e poi - una volta accertata l'inosservanza dell'obbligo - «la sospensione dal diritto di svolgere prestazioni o mansioni che implicano contatti interpersonali con il pubblico». E tuttavia in Calabria ancora nessuna azienda, o quasi, ha avviato le procedure né la Regione gli opportuni controlli, e così a nessun sanitario recalcitrante sono state applicate le sanzioni previste per legge.

Numeri irrisori

Un rischio che correrebbero, per la verità, in pochi. Non vi sono dati ufficiali ma la percentuale di adesione alla campagna vaccinale è stata piuttosto alta e la gran parte di chi non vi ha partecipato ha esibito documentazione medica per ottenere l'esonero per malattia. Numeri esigui dunque ma che non hanno però impedito al commissario e al dirigente della Protezione civile di richiedere gli elenchi del personale sanitario per effettuare le opportune verifiche. Una procedura più che farraginosa in cui il meccanismo ha però finito per incagliarsi.

Cortocircuito burocratico

La norma prevede, infatti, che entro cinque giorni dall'entrata in vigore del decreto gli ordini professionali e i datori di lavoro degli operatori che svolgono attività nelle strutture sanitarie, sociosanitarie e socioassistenziali pubbliche e private, nelle farmacie e parafarmacie e negli studi professionali trasmettano l'elenco dei propri dipendenti alla Regione, la quale dovrà appurare l'avvenuta vaccinazione attraverso il sistema informatico. In caso contrario, ritrasmettere gli elenchi di chi non ha aderito all'azienda di competenza che dovrà assumere i provvedimenti del caso.

Caos privati e studi professionali

Ebbene, alla Regione si è ancora in una fase preliminare di controllo che non dovrebbe creare particolari problemi per i dipendenti delle aziende sanitarie e ospedaliere quanto per il caotico universo che ruota attorno a queste: dipendenti delle strutture sociosanitarie e socioassistenziali, farmacie e parafarmacie, studi odonotoiatrici e fisioterapisti. Una verifica che si annuncia più che complessa per la mole di dati da incrociare e mettere a confronto. L'unico ente del servizio sanitario che ha tagliato corto sulle procedure avviando un controllo sui propri dipendenti è l'azienda sanitaria provinciale di Catanzaro, retta da una terna prefettizia dopo lo scioglimento per infiltrazioni mafiose. Anche in questo caso si tratta di numeri davvero irrisori ma le sanzioni potrebbe arrivare già nei prossimi giorni.