VIDEO | Il legale della famiglia, dopo essersi rivolto alla magistratura, ha deciso di presentare un esposto anche ad Anna Maria Stanganelli. Nel frattempo i Nas hanno sequestrato la cartella clinica dell’anziano paziente, in attesa di nuove dimissioni dal reparto di medicina
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Con un esposto indirizzato direttamente ad Anna Maria Stanganelli, Garante per la Salute della Regione Calabria, l’avvocato Ennio Abonante – già estensore di una denuncia presentata alle autorità – ha proseguito l’azione volta a fare chiarezza su un presunto caso di malasanità avvenuto all’ospedale di Paola.
Il caso | Paola, anziano dimesso dopo un’operazione e subito dopo ricoverato per un’infezione: «Era in condizioni di essere mandato a casa?»
Il caso riguarda un paziente 80enne di San Lucido, condizionato da problemi psichici e da una situazione familiare di difficile gestione (con una figlia allettata da anni ed un’anziana moglie che si occupa di entrambi in un contesto domestico non confortevole), dopo un’operazione per una frattura al femore, è stato dimesso in condizioni non protette dal reparto di Ortopedia, rimandato nella sua casa angusta senza alcun supporto da parte di operatori sanitari e dei servizi sociali del comune di residenza, nell’indisponibilità delle cliniche convenzionate che avrebbero potuto seguirlo nel migliore dei modi.
Secondo il legale della famiglia, questo stato di cose ha comportato un nuovo ricovero – sempre presso il presidio paolano – nel reparto di medicina, dove all’anziano è stata riscontrata un’infezione delle vie urinarie che, dopo le cure prestate da un’equipe che si è dedicata al caso con puntiglio e professionalità, è stato finalmente stabilizzato, in attesa di nuove dimissioni che, stavolta, si spera possano essere eseguite come richiede il protocollo in casi del genere. Nel frattempo i Nas hanno sequestrato la cartella clinica dell’anziano paziente.
Malgrado l’esito benaugurante, per il legale della famiglia resta da capire come sia stato possibile lasciare che tutto accadesse nell’indifferenza delle istituzioni, una disattenzione che – a detta dell’avvocato – sarebbe potuta costare cara all’anziano, la cui vita è stata messa a repentaglio insieme a quella dei suoi familiari, che hanno dovuto trascorrere l’ultimo periodo con il fiato sospeso.
«Non è umano – scrive l’avvocato Abonante nella sua denuncia – dimettere un paziente senza attivare i servizi territoriali e l'assistenza domiciliare, né i servizi sociali, sapendo che è allettato, non si alimenta autonomamente, ed a casa non può eseguire la riabilitazione, né ricevere le cure necessarie, abbandonandolo, di fatto, al proprio destino. Da un punto di vista giuridico ravviso grande negligenza, imprudenza ed imperizia, visto che il medico dimettente si è assunto una gravissima responsabilità, poiché a conoscenza della situazione familiare del paziente, lo ha esposto ad un grave rischio per la sua incolumità personale, visto che i suoi congiunti sono impossibilitati a prestare le cure, gli viene negato il diritto alla salute, poiché non c'è nessuno che lo possa assistere e, per come esposto, non è stata neppure richiesta l'assistenza domiciliare da parte dell'Asp».
«Per onestà intellettuale – prosegue l’avvocato nell’esposto indirizzato alla Garante – devo segnalare la grande professionalità riscontrata nel reparto di medicina, dove (il paziente, ndr) è stato stabilizzato ed è in via di guarigione e dove ho trovato grande disponibilità nel primario, il quale, cosciente delle difficoltà familiari, mi aggiorna personalmente e quotidianamente sull'evoluzione delle condizioni del paziente, in modo da tenere informata la famiglia. Entrando in contatto con quel reparto, è saltato subito agli occhi un visibile rinnovamento del personale, oggi composto da una equipe di giovani medici, molto preparati e disponibili, che stanno fornendo un nuovo impulso ed una diversa immagine del reparto rispetto al passato. Molto sommessamente ritengo, però, che i giovani medici devono essere messi nelle condizioni di potere esprimere al meglio i propri talenti e le proprie capacità, fornendo attrezzature sempre più moderne, così come i pazienti, durante la degenza, devono ricevere il massimo confort, che, oggi manca sia per quanto riguarda gli arredi, ma, soprattutto per i letti, che pur essendo un non addetto ai lavori, mi sembra che non rispettino gli standard di sicurezza previsti dalle norme in materia e, quindi, dovrebbero essere sostituiti con assoluta urgenza».
Infine le domande, poste alla dottoressa Stanganelli in virtù del suo ruolo, ma probabilmente estese all’intero apparato gestionale dell’Asl, chiamato a rispondere a quesiti di natura etica e morale, che nel “trattamento” riservato alle categorie più fragili, questa volta non si è distinto per virtù.
«Il padre della mia assistita – scrive Abonante – a cui in occasione del secondo ricovero in medicina è stata riscontrata una infezione urinaria, era in condizioni di essere dimesso dal reparto di ortopedia? Perché (l’anziano, ndr), che ha subito la frattura del femore, ha problemi psichici e non è autosufficiente, in quanto allettato, è stato dimesso a domicilio, pur sapendo che a casa non avrebbe potuto eseguire nessuna riabilitazione, né ricevere neppure le minime cure sanitarie e non è stata prevista l'assistenza domiciliare? Perché il paziente è stato dimesso ed eventualmente, non è stato trasferito in un altro reparto dello stesso nosocomio? Perché la commissione medica preposta, vista la temporanea indisponibilità di Villa Adelchi, non ha disposto il ricovero presso un'altra struttura, per esempio il Santa Chiara di Paola? Il mancato trasferimento presso una struttura riabilitativa ovvero la mancata attivazione del servizio domiciliare, ha aggravato le sue condizioni e le sue sofferenze? Tutte queste eventuali omissioni hanno arrecato sofferenze maggiori di quelle il paziente sta subendo a causa della sua patologia se fosse stato trattenuto in ospedale o ricoverato in un centro riabilitativo?».
Domande cui si spera giunga presto una risposta, a testimonianza di un interessamento dell’Asp, che - come vergato nell’esposto dell’avvocato - ha sinora manifestato «il disinteresse più assoluto».