Mentre si ragiona sull’autonomia differenziata tra Regioni e si sa, uno dei talloni d’Achille della Calabria, è la sanità, ci sono ancora territori talmente isolati e depauperati dei propri servizi, da portare le donne ad essere fatte partorire nelle ambulanze. È la denuncia dell’associazione Donne e diritti di San Giovanni in Fiore che fa il punto sul presidio montano, ospedale che fino a dieci anni fa circa funzionava normalmente. Ad oggi non è che il fantasma di se stesso, con un solo reparto, Medicina, nel quale operano due medici, spiega la presidente Stefania Fratto, coadiuvati da altri due professionisti provenienti da Paola e Cetraro. Le ambulanze sono solo due e spesso demedicalizzate e il 118 gode di soli due medici.

Ecco perché si arriva a partorire in ambulanza dovendo destreggiarsi tra la mancanza di camici bianchi in ospedale e un tragitto per arrivare al punto nascita più vicino, spesso fatto di strade impervie e tanta neve.

Carenze gravi che si vanno ad innestare su altri punti deboli: «Non abbiamo la Cardiologia, ma solo una cardiologa al Poliambulatorio – spiega Fratto – manca addirittura un mammografo». Questo significa spostarsi per ogni cosa, affrontando strade impervie e coperte di neve per mesi. «Non siamo numeri – dice con rabbia la presidente dell’associazione – siamo persone, abbiamo diritti, vogliamo una sanità e dei lea che ci tutelino. Siamo stanchi». La mancanza di servizi essenziali come l’ecografo, il consultorio aperto solo due volte a settimana incidono pesantemente sulla qualità della vita e inducono, ci spiega la presidente, allo spopolamento.