VIDEO | A lanciare l'allarme, l'ex consigliere regionale Graziano Di Natale: «La Regione ha intenzione di modificare il decreto Scura e di trasferire l'area chirurgica presso il presidio ospedaliero di Cetraro»
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Recentemente tornato d’attualità, l’assetto organizzativo dello spoke formato dagli ospedali di Paola e Cetraro preoccupa l’intero territorio meridionale della costa tirrenica cosentina, che nel nosocomio della Città di San Francesco ha il suo presidio di riferimento.
Se venisse confermata l’indiscrezione paventata dall’ex consigliere regionale Graziano Di Natale - secondo il quale sarebbe già in atto, da parte del presidente della Regione Roberto Occhiuto, una rivisitazione del decreto 64 con cui, nel 2016, l’allora commissario alla sanità calabrese Massimo Scura aveva stabilito la divisione in poli dello spoke Paola-Cetraro - l’intero assetto sanitario del tirreno cosentino rischierebbe di cambiare. Secondo il dispositivo in vigore da sette anni, all’ospedale San Francesco tocca l’assolvimento del ruolo di polo chirurgico, mentre al Iannelli di Cetraro spetta quello di polo medico.
Una differenziazione che, dopo un lungo e travagliato periodo di assestamento, ha comunque determinato una serie di investimenti da parte di entrambe le strutture, arrivate a rappresentare vere e proprie eccellenze, con i numeri dell’ospedale paolano, tornati a rappresentare motivo di vanto per reparti come Cardiologia, Chirurgia, Ortopedia, Oncologia e Pronto Soccorso, capaci di assolvere alla domanda di un’utenza che, come ha rimarcato Giancarlo Filippelli – direttore dell’unità oncologica – nel corso di una recente manifestazione, «fa sempre meno ricorso all’emigrazione sanitaria».
Ciononostante, secondo le accuse mosse da Di Natale, l’attuale commissario alla sanità regionale – il presidente Occhiuto – sarebbe in procinto di stravolgere questo equilibrio, riproponendo una divisione che già in passato non si è dimostrata efficace, e che rischia di penalizzare il comprensorio a Sud di Paola senza portare vantaggi determinanti a Cetraro e alla parte settentrionale del tirreno cosentino, servito anche da cliniche convenzionate che per gran parte assorbono le richieste di un territorio che arriva fino a Tortora.
«Quella di spostare l’area chirurgica dall’ospedale San Francesco è un’ipotesi che rischia di generare conseguenze imprevedibili – ha detto l’avvocato Ennio Abonante, componente dell’associazione “Gli Amici del Cuore” - chi l’ha paventata, lo sta facendo sulla scorta di uno screenshot estrapolato da un atto che ancora oggi non ha i criteri dell’ufficialità, pertanto prima di fasciarci la testa cerchiamo di capire di cosa stiamo parlando. Ovviamente, se l’indiscrezione dovesse trovare conferma, saremmo i primi a scendere in campo per tutelare l’ospedale di Paola, che con i suoi reparti assolve all’ampia gamma di richiesta sanitaria del territorio, consentendo interventi con tempistiche che, se ad esempio l’area chirurgica dovesse passare a Cetraro, sarebbero impossibili da rispettare per un paziente proveniente da Aiello Calabro. L’eventuale trasferimento – ha concluso Abonante – oltre che fare aumentare i pericoli per l’utenza, rischia di essere anche antieconomico per l’intero sistema, perché per mettere l’ospedale Iannelli in condizione di assolvere alla funzione chirurgica, sarebbe necessario investire circa 12milioni di euro».
Sulla stessa lunghezza d’onda Cosmo De Matteis, presidente nazionale emerito del Sindacato dei Medici Italiani (Smi), che da anni – oltre a sostenere il progetto per cui sarebbe dovuto sorgere un unico presidio capace di contenere tutti i reparti “sparsi” tra la città del Santo e quella del Porto – ha sempre denunciato la necessità di «creare due poli che siano veramente uno chirurgico e l’altro medico. È inutile continuare a girare attorno alle definizioni se poi – ha proseguito il camice bianco – le unità operative sono prive di macchinari efficienti e personale presente h24».
Da addetto ai lavori ha parlato anche Robertino Serpa, infermiere e sindacalista Uil, per il quale è necessario dotare lo spoke di unità specialistiche, «quella in atto non è una battaglia di campanile – ha chiosato – ed è opportuno che si prenda atto delle vere necessità del territorio. Troppo spesso ci troviamo ad affrontare casi che, per via della mancanza di riferimenti immediati sulla costa, necessitano trattamenti all’hub di Cosenza, dove ormai la situazione è al collasso. Occorre decongestionare queste situazioni, non limitarsi a spostare reparti senza un effettivo criterio».