Abitanti e comitati non si arrendono alla dismissione del presidio sanitario: «Questa è una lotta per la vita». Nuove speranze vengono riposte nel presidente Occhiuto che entro l'estate potrebbe revocare il decreto di chiusura
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Sanità negata, scippata o peggio depredata. Potrebbe sembrare uno slogan, ma non lo è. È la realtà dei fatti che vive quell’ampia fetta di Calabria che vive a cavallo tra il Basso Ionio cosentino e l’Alto Crotonese, che fruiva e si riversava sull’ospedale di Cariati. Circa 120mila abitanti che non sanno a quale santo votarsi per il diritto alle cure, penalizzato, peraltro, da un mix micidiale composto da infrastrutture stradali e ferroviarie risalenti agli albori del XX secolo. Da queste parti non ci si può permettere il lusso di ammalarsi, di accusare una qualsiasi urgenza.
Le telecamere di Dentro la notizia, l’approfondimento itinerante condotto da Pasquale Motta, ha fatto tappa proprio a Cariati, per narrare le vicende vissute attorno al “Vittorio Cosentino”, un tempo piccola-grande eccellenza, che offriva degne risposte sanitarie al territorio ed in cui, nell’arco di qualche decennio, sono nati oltre 20mila cittadini ionici provenienti da tutta la Sibaritide.
L’umore, registrando il vox populi della comunità cariatese, non è ovviamente dei migliori. «Il presidente della Regione ha assunto un impegno chiaro con i cariatesi – racconta ai microfoni di LaCnews24, Leonardo Trento, attivista politico – ed in ogni occasione ribadisce di voler riaprire l’ospedale, quindi di volerlo reinserire nella rete ospedaliera».
La revisione del Decreto del commissario ad acta n. 64 pubblicato nel 2016 dall’allora reggente della sanità calabrese, Massimo Scura, dovrebbe essere emanata – altra vox poluli – da Roberto Occhiuto, governatore e commissario al piano di rientro della sanità calabrese, entro fine maggio. E mentre a Cariati c’è chi «nutre speranze» sulla riapertura del Cosentino, vi è anche chi ha subìto la chiusura vivendola «come un lutto».
«Un gruppo di cittadini – racconta ancora un cariatese – ci ha messo la faccia già due anni fa, imbracciando questa battaglia con tenacia e con passione. La politica ha chiuso l’ospedale di Cariati, la politica può riaprirlo domattina».
Tra quelli che ci hanno messo la faccia c’è anche Mimmo Formaro, “frontman” delle “Lampare”, già candidato a sindaco di Cariati alle elezioni del 14 maggio scorso, col supporto del movimento che due anni fa ha occupato simbolicamente l’ospedale di Cariati. Quel gesto ha attirando sul nosocomio le attenzioni di tutta Italia e di mezzo mondo, con l’endorsement interplanetario di Roger Waters dei Pink Floyd e richiamando le attenzioni delle telecamere di un docufilm sulle disgrazie sanitarie calabresi, con un focus sul Cosentino, dal titolo “C'era una volta in Italia, Giacarta sta arrivando”, diretto da Federico Greco e Mirko Melchiorre, che sta facendo registrare oltre centocinquanta proiezioni – spesso sold out – in tutta Italia.
La proposta | Cariati vuole Roger Waters cittadino onorario dopo il suo appello sulla riapertura dell’ospedale
«La battaglia inizia dodici anni fa – spiega Formaro – e nasce in difesa del diritto alla salute. A novembre 2020, in piena pandemia, con la Calabria in zona rossa, e disperati perché questo territorio non riusciva a fornire nessuna risposta di carattere sanitario, abbiamo deciso di occupare l’ospedale. Quell’iniziativa ci ha consentito di aprire uno spiraglio di luce sul Cosentino; l’iniziativa ha riscosso un clamore incredibile, tanto da attirare le attenzioni di Gino Strada, Roger Waters, cittadini tedeschi, giapponesi, sudamericani: quella solidarietà ci ha dato la forza di resistere. Adesso siamo vicini al risultato che ci siamo posti come prioritario, ovvero il reinserimento dell’ospedale di Cariati nella rete ospedaliera. Questo è il cuore della nostra battaglia – spiega ancora Mimmo Formaro – ma continueremo lottare anche per la prevenzione e la rete di assistenza territoriale. Ci preoccupa molto anche il deficit di personale sanitario perché rischiamo di riaprire l’ospedale, ma senza medici e infermieri».
Una verità sacrosanta, quella di Mimmo Formaro. «Manca personale, mancano servizi basilari. Il presidente Occhiuto ha assunto un impegno, ha ribadito il 20 aprile in consiglio regionale che il “Cosentino” sarà reinserito nella rete ospedaliera. I soldi ci sono, ma bisogna indirizzare la popolazione verso la sanità pubblica. Vi è necessità di investire nella formazione, bandendo la privatizzazione della salute per profitto. La sanità è garantita dalla Costituzione – conclude il leader delle Lampare – l’unico diritto indicato come “fondamentale” con l’art. 32. Questa è la battaglia della vita».