Sembra quasi un teorema che si conclude con la classica formula “come volevasi dimostrare”. Che sia sempre stato accolto con grande diffidenza dalla popolazione locale, non vi è dubbio, ma ad oggi quelle – pur legittime – minime speranze si stanno assottigliando di ora in ora. All’ospedale della Sibaritide non credeva nessuno, men che meno in queste settimane, a lavori sostanzialmente fermi. È questo il segnale d’allarme che circola da qualche giorno, e paradossalmente solo sussurrato. Dopo due anni di lavoro incessante, i cantieri ad oggi sono sostanzialmente inattivi.

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La struttura, lo scheletro di quello che dovrebbe essere un polo sanitario di eccellenza, il cui iter è iniziato nell’ormai lontanissimo 2007, da 376 posti letto ed una previsione di spesa di 144 milioni di euro – del tempo – è pressoché conclusa. Due piani interrati e quattro sopra che potrebbero rappresentare l’ennesima cattedrale nel deserto, in “bella vista” per chi transita sulla statale 106 all’altezza di contrada Insiti, terra di mezzo tra Rossano e Corigliano.

Il problema – che la Regione sta provando a fronteggiare discutendo sui tavoli con tecnici e dipartimenti, e con incontri in prefettura – è legato all’aumento dei prezzi delle materie prime e dei costi dell’energia, esplosi nell’immensa bolla speculativa gonfiata dal conflitto russo-ucraino.

In cantiere resistono un manipolo di operai – forse cinque, sei – che si starebbero dedicando a lavori di second’ordine. C’è chi mormora che tra la variante in fase di progettazione per adeguare una struttura partorita nel 2012-13 – e con essa il piano economico-finanziario – al 2023 necessitino circa 80-90 milioni di euro. Previsioni e ipotesi? Fonti attendibili suggeriscono quelle conclusioni.

Guido (Cgil): «Pronti alla mobilitazione popolare»

Tra quelli che denunciano la paralisi dei lavori c’è Giuseppe Guido, segretario comprensoriale della Cgil Sibaritide, Pollino Tirreno. «Le lavorazioni – dice – sono ferme e in cantiere sono presenti poche unità lavorative. Il fermo è dovuto al caro prezzi ed al caro energia che ha fatto lievitare notevolmente il costo dell’opera, creando un’oggettiva difficoltà alla società appaltante».

Per Guido, quindi, «serve una soluzione immediata perché a questo territorio, alla provincia di Cosenza, non può essere negato ancora per molto tempo il diritto alla salute ed alle cure, per via di un fermo del cantiere per cui fatichiamo ad intravedere una reale soluzione nei tempi previsti».

«Il presidente Occhiuto – insiste il cigiellino – ha assunto un impegno che individua in una variante progettuale la possibile soluzione in tempi brevi, ma siamo preoccupati che il cronoprogramma previsto – consegna dei lavori/entrata in esercizio nella primavera prima nel 2024 e poi nel 2025 – non sarà rispettato e che l’importo della variante possa anche far prefigurare problemi di carattere giudiziario rispetto alla gara d’appalto ed a possibili ricorsi».

Il sindacalista lancia poi un monito. «La Regione mantenga gli impegni, perché non consentiremo che in questo territorio, sul diritto alla salute, si edifichi una cattedrale nel deserto, ovvero il simbolo di quello che doveva essere l’ospedale della Sibaritide. Se entro fine mese – quindi pochi giorni ancora – non riceveremo risposte, siamo pronti alla mobilitazione civile per il diritto alla salute».
Tra variante, progetti, incartamenti, burocrazia, il “buco” temporale sui lavori potrà espandersi e di molto, con difficoltà aggiuntive relative alle penali.

«Già un anno fa abbiamo lanciato l’allarme ma non siamo stati ascoltati – conclude Giuseppe Guido –. Il governatore e commissario alla sanità mantenga fede agli impegni individuando soluzione valide in un percorso condiviso anche con l’amministrazione comunale di Corigliano Rossano. Ma temo che ancora per molto tempo continueremo a osservare quel manufatto, così com’è, mentre lo spoke di Corigliano Rossano, già depredato di innumerevoli servizi e senza personale, continuerà a campare alla giornata in attesa di un ospedale della Sibaritide che non sarà mai finito. E sì, il problema oggi riguarda solo quest’opera, gli ospedali della Piana e di Vibo Valentia sono ancora in fase embrionale…».