Il volume affronta il tema della ricognizione del debito sanitario, di recente tornato d'attualità dopo le dichiarazioni di Occhiuto e Profiti
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Ammonterebbero a 990 milioni di euro i debiti accertati nella sola Asp di Reggio Calabria dalla commissione prefettizia nel 2020. È questo uno stralcio dell’anteprima al libro dell’ex consigliere regionale Carlo Guccione dal titolo “Amara verità. Le responsabilità dello Stato nell’ingiustificata voragine del debito sanitario calabrese”.
Un volume che si focalizza, appunto, sulla ricognizione del debito pregresso maturato dal sistema sanitario calabrese e tema tornato in questi giorni d’attualità a seguito delle dichiarazioni rilasciate in prima battuta dal presidente della Regione, Roberto Occhiuto, e più di recente dal commissario straordinario di Azienda Zero, Giuseppe Profiti. Entrambi, seppur con accenti diversi, hanno confermato come l’entità del debito sanitario calabrese, ancora in corso di accertamento, non sarebbe poi così onerosa come fino ad ora ritenuto.
Nell’anticipazione al libro, il responsabile Sanità nel Mezzogiorno del Partito Democratico ripercorre alcuni documenti significativi inerenti alla quantificazione del debito sanitario: «Nel corso delle audizioni in commissione speciale Vigilanza della Regione Calabria e, in particolare, in quella del 20 settembre 2020, il direttore gestione risorse economico finanziarie dell’Asp di Reggio Calabria, Giuseppe Corea, affermò che “l’idea della proposta di dissesto è stata elaborata dalla Commissione prefettizia e si parlava di 990 milioni di euro di debiti”.
Una proposta di dissesto era stata avanzata dalla terna commissariale dell’Asp di Reggio, guidata dal prefetto Giovanni Meloni, certi che questa sarebbe stata l’unica strada per risalire dal baratro tenendo conto che il processo di ricognizione del debito pregresso è stato avviato ma mai concluso. “Le correnti risorse di bilancio, anziché trovare destinazione per gli interventi programmati in bilancio annuale, vengono, così, drenate al debito pregresso, conducendo ad un grave impoverimento dell’offerta sanitaria”. Ma la richiesta è stata ignorata e poi bocciata dall’allora commissario Saverio Cotticelli perché avrebbe significato la paralisi dell’Azienda sanitaria provinciale».