La coraggiosa testimonianza di Massimiliano e di sua moglie. Due giorni fa la donna accusa un malore ma usufruire di un servizio di continuità assistenziale diventa un’impresa
Tutti gli articoli di Sanità
PHOTO
Ai Servizi di Continuità Assistenziale, che tutti ancora indicano come guardie mediche, ci si rivolge negli orari e nei giorni in cui il medico di base non è attivo. Ma – evidentemente - non basta cambiare il nome per ottimizzarne le funzionalità. L'esperienza che documentiamo è accaduta di domenica mattina a due coniugi di Catanzaro.
«Mia moglie è tornata dal lavoro e si è sentita male quando ha accusato un dolore lancinante allo stomaco – dice al nostro Network LaC Massimiliano Gentile, un cittadino che conosce bene il sistema sanitario – Subito ci siamo recati alla prima guardia medica, qui a Mater Domini, ma purtroppo il medico era fuori per una visita domiciliare. Allora ci siamo spostati in quello di Santa Maria, dove però un cartello avvisava della chiusura dall'8 fino al 29 marzo, senza specificarne i motivi.
I propositi per alleggerire la pressione sui pronto soccorso e incentivare la sanità territoriale rimangono così pure intenzioni e le guardie mediche restano non presidiate».
Guardie mediche deserte


«A quel punto, – continua Massimiliano - essendo già in zona centro-sud della città siamo andati su Viale Crotone a Catanzaro Lido ed anche qui non c'era nessuno! Ho continuato a citofonare entro, sono entrato, ho chiamato al telefono ma non c’era ombra di alcun medico, mentre intanto mia moglie si contorceva per il dolore in auto.
Preso dai nervi sono passato dalla stazione Carabinieri di S. Maria per sporgere denuncia. I militari mi hanno spiegato che questa cosa è abbastanza nota, che non potevano accettare iniziative scritte anche perché non c’era nessuna persona fisica da denunciare.
I carabinieri, gentili e comprensivi, mi hanno consigliato di andare al pronto soccorso. Non l'abbiamo fatto subito perché il pronto soccorso è al collasso, lo sappiamo tutti, quindi portandola lì avrei trovato tante persone prima di noi, e ci saremmo sbrigati a fine giornata se non dopo.
Invece ho riprovato a chiamare all’Unità continuativa di Mater Domini dove per fortuna il medico era rientrato e siamo andati».
Per Massimiliano «la cosa peggiore secondo me è vedere noi calabresi deprecare queste cose ma al bar, tra amici, dicendo che non funziona questo, non funziona quell'altro. Io vi dico: bisogna protestare ragazzi, oppure qua non cambierà mai niente se non ci facciamo sentire!».