Molto si sta muovendo in queste settimane in tema di sanità. C’è il via libera del Coruc ad un nuovo corso di Medicina all’Unical, c’è la fusione fra il Pugliese Ciaccio e il policlinico universitario a Catanzaro che dovrebbe essere finalmente giunta al dunque, l’apertura di altri sei corsi di Medicina all’Umg, la realizzazione di un ospedale veterinario a Catanzaro e la possibile istituzione di un Irccs. 

Di fronte a una situazione del genere ci si aspetterebbe un dibattito serrato da parte della politica su come redistribuire funzioni e competenze sanitarie, invece ci si è avvitati in un dibattito dal retrogusto di campanile. «Autolesionismo demografico» lo definisce Ettore Jorio, avvocato, esperto di diritto sanitario, già consulente (a titolo gratuito) del presidente della Regione. «L’intervista resa dal prof Valerio Donato a LaCnews24 mi impone una replica, atteso che il medesimo pone a confronto delle sue tesi quanto da me sostenuto, sia sulla stampa nazionale che regionale, nonché del lavoro fatto per il presidente della Regione nell’anno di esercizio del mio ruolo consulenziale e di componente della Commissione paritetica».

Bene, ma facciamo un passo indietro… cosa intende quando parla di autolesionismo demografico?
«In Calabria, c’è la tendenza a volersi fare del male. Un autolesionismo demografico. Non solo nell’applicare di sovente le leggi ad occhio – specie quelle scritte che peggio non si poteva, così come la legge regionale 11/2004 di approvazione del Psr però attentamente redatto – ma anche di non volere riparare i vulnus legislativi e applicativi con perdurante e masochistica caparbietà. Nessuno o quasi predilige la regolarità, allorquando si intaccano interessi particolari o peggio ancora in presenza di sedicenti oltraggi ai campanili».

Vede questo pericolo anche in questa vicenda delle due facoltà di Medicina?
«In questa vicenda tale tendenza sta arrivando ad assumere i toni dell’assurdo. l’Umg di Catanzaro solleva scudi e spade contro l’iniziativa dell’Unical di Arcavacata di rendere operativo un autonomo e funzionante corso di laurea in tal senso.  Una decisione, quest’ultima, finalizzata a distinguersi dalla attuale offerta accademica regionale nel senso di programmare la formazione di una classe medica e comunque sanitaria impegnata a fare buon uso della robotica e dell'intelligenza artificiale applicata alla tutela della salute. Ciò in linea con la sua eccellenza delle discipline informatiche. Del resto, anche l’Umg fa la stessa cosa assumendo l’impegno a dotarsi di un Dea di secondo livello – in assenza storica finanche del pronto soccorso – e a richiedere l’istituzione di un Irccs votato all’esercizio della medicina di precisione. Entrambe dunque protese a complementarizzarsi vicendevolmente, generando un sistema universitario capace di cimentarsi a livello nazionale, e non solo, nonché di proporsi ad una utenza studentesca e di specializzazione proveniente anche dall’estero. Un evento, questo, che altrove, ovunque, avrebbe indotto a festeggiare così come si fa alla festa di Piedigrotta a Napoli. Invece no, il masochismo culturale è sempre lì a prevalere, nascosto dietro il vessillo dei colori cittadini. Nonostante questo programma di politica universitaria, beninteso condiviso dal Coruc nelle sue diversi componenti, sono venuti fuori i problemi di avversità campanilistica ove tutti, persino nell’applicazione delle regole statali applicate ovunque, tendono a fare proprie le solite scorciatoie e rivendicare compiacenze». 

A quali regole si riferisce nello specifico?
«Ad esempio ad un inconcepibile catenaccio tecnico tendente a non risolvere il problema della “regolarizzazione” della Azienda Ospedaliera “Mater Domini” fatta erroneamente funzionare come “Aou”, inesistente sotto il profilo giuridico perché sprovvista del Dpcm costitutivo della medesima. Una circostanza, questa, che ha generato tanti problemi… solo per fare qualche esempio, al bilancio, alla determinazione dell’organico, alla esecuzione degli studi clinici, ai finanziamenti non propriamente riguardanti le proprie funzioni, dei quali si è avuto modo di apprendere occupandosi della vicenda. Tanti problemi, peraltro, di perfetta conoscenza di chi sceglie oggi di svolgere il compito di difensore d’ufficio per averne discusso, condividendone lo spessore, in riunioni avute con il già management aziendale. Insomma, si rende difficile oggi - meglio si perdura in atteggiamenti ostruzionistici che all’occorrenza avrei modo di dimostrare con missive dal contenuto e protocollo quantomeno inadeguati e, quanto a quest’ultimo, persino indebitamente usato – ciò che sarebbe stato invece di facile e pronta soluzione, solo se ben compreso e circoscritto il tema».

Donato però ci ha detto che il Policlinico esiste e che il Dpcm non serve…
«Le Aou per essere riconosciute tali devono essere costituite con un Dpcm adottato a conclusione di una prevista facile procedura (art. 8 d.lgs. 517/99), da iniziare a cura del commissario ad acta attraverso un’apposita istanza, esibita in fac-simile nella terza decade di marzo alla commissione paritetica che ne ha irresponsabilmente rigettato l’utilità. L’Azienda Ospedaliera Mater Domini è l’unica ad essere riconosciuta come tale (per l’appunto Azienda Ospedaliera e non Ospedaliera-Universitaria). Un assunto, questo, ricavabile dalla anzidetta L.R. 11/2004 che la riconosce tale per ben quattro volte senza mai citare l’esistenza e il funzionamento a regime in Calabria di alcuna AOU. Questo è confermativo (e oltre) dell’inesistenza del DPCM necessario!».

Perché allora Donato sostiene il contrario?
«Questa condizione di ineludibilità è contestata da taluni con richiami sia ad improprie normative, anche costituzionali, che certamente mantengono al d.lgs. 517/99 un'applicazione statale della materia di che trattasi, confuse invece con quelle della tutela della salute, che alla giurisprudenza amministrativa formatasi. Quest’ultima letta con una certa approssimazione, ha generato uno spiacevole fraintendimento, il solito. Il riferimento è ai dicta del Tar di Napoli (sent. 4425/2012) e del Consiglio di Stato (ord. 569/2013) che produssero all’epoca quanto già sottolineato nel corso di mie interviste. Ovverosia l’esatto contrario di quanto portato dal prof. Donato a sostegno delle sue tesi. Insomma sulla vicenda, a cominciare dalla legge n.11/2004, passando per il protocollo d’intesa di cui alla Dgr 799/2004 e dai convincimenti espressi in seno e al di fuori della commissione paritetica, per finire alle contestazioni relative alla anzidetta tesi dell’inesistenza del Dpcm si sta generando un bell’esempio di grammelot giuridico».

E secondo lei come se ne dovrebbe uscire?
«Tali significativi atti giurisdizionali (cui Donato si riferisce) portarono, in realtà, all’emissione di un Dpcm costitutivo della Adou Salernitana (Azienda Ospedaliera-Universitaria “San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona – Scuola medica Salernitana”), cui fa riferimento la sentenza del Tar Napoli e l’ordinanza del Consiglio di Stato. Una sortita rimediale dell’allora Presidente Mario Monti (Dpcm del 31 gennaio 2013) che riuscì a salvare capre e cavoli dell’Azienda interessata, su impulso dei ministri Balduzzi (Salute) e Profumo (Miur). In buona sostanza fece quello che dovrebbero fare i Ministeri di Salute e Miur e la Presidente del Consiglio Meloni per l’Azienda Ospedaliera Universitaria “Renato Dulbecco”. Ciò in presenza di una pregressa delibera della giunta regionale campana (n. 110/2010) che la istituiva, un atto questo nell’ipotesi nostrana del tutto assente!»

Una soluzione non semplicissima, ma fattibile…
«Certamente percorribile. Invece no, si preferisce inventare, chiamare a responsabilità “qualcuno” sperando così di superare il problema di dovere chiedere scusa ad una città per avere sbagliato leggi e mantenuto per decenni una Aou inesistente sul piano giuridico, cui si può finalmente ridare legittimità della sua esistenza. Ma si suppone che ciò al di sopra del proprio campanile sia difficile a comprendersi».