Dopo quanto accaduto all’anziana costretta a chiamare il 118 dopo essere caduta in ospedale, Fiore Isabella presidente dell’associazione che tutela gli utenti traccia le maggiori criticità: liste d’attesa di 2 anni, scarse informazioni, mancato supporto psicologico a pazienti e parenti
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Gli ambulatori dell’ospedale di Lamezia Terme hanno riaperto da poco. Il via via di pazienti non manca ma c’è da dire che il Giovanni Paolo II è stato uno dei di quei presidi che più di è trincerato dietro il Covid. Se in altre parti della Calabria le visite specialistiche, riprendevano appena possibile appena le fasi pandemiche lo permettevano, i corridoi dell’ospedale di Lamezia Terme sono rimasti serrati a lungo.
Questo spiega perchè nel frattempo chi aveva urgenze è dovuto ricorrere al privato. Ne abbiamo parlato con Fiore Isabella, presidente del Tribunale per i diritti del malato che proprio tra quegli ambulatori ha sede con una presenza costante che lo sta rendendo sempre più ricercato.
L’opportunità di dare una sforbiciata ai tempi di visita, rimanendo nell’asp di Catanzaro, ci spiega, ci sono ma si tratta spesso di sedi inaccessibili per chi non gode di un’auto propria.
Cade in ospedale ma non possono portarla in Pronto soccorso
Continua poi il dramma del 118, senza mezzi e medici. Basti pensare all'episodio della donna caduta in ascensore per un dislivello del pavimento e che si è sentita dire che non c'erano mezzi e personale per soccorrerla.
Continua poi il dramma dei parenti di pazienti ricoverati che nelle maglie di una normativa covid interpretata in maniera troppo stringente non riescono a stare vicino ai propri cari.
«C’è stato chi è morto senza vedere i propri figli e in un grave stato confusionale», racconta il presidente, sottolineando come ci siano norme atte a garantire le visite e un sostegno psicologico al paziente da parte dei propri cari pur nel rispetto delle norme di sicurezza Covid.
Tdm: «Manca la razionalità nell'uso delle strutture»
Rimangono poi gli spazi non o male utilizzati che vincolano ospedale e pazienti a sacrifici e malfunzionamenti che potrebbero essere superati. «C’è una totale assenza di razionalità nell’utilizzo delle strutture», chiarisce Isabella che cita il seminterrato e l’area Malattie infettive che al di là della riabilitazione pediatrica è quasi vuoto.
Manca poi l’accoglienza, in tanti bussano alla porta del Tribunale per informazioni di carattere generale non trovandosi accolti e indirizzati.