«È proprio vero il detto: “in fondo al tunnel c’è la luce”, il nostro recente vissuto ne è testimonianza concreta. Riesci a raggiungere e godere di quella luce solo se qualcuno ci crede, ci crede fermamente, con convinzione e lotta creando tutte le condizioni necessarie affinché venga raggiunta».

È quanto racconta in una lettera una donna, A. G., ripercorrendo le evoluzioni della malattia che ha colpito il figlio. «Leggevo, tempo addietro, un articolo sulla storia di Sebastien Haller, attaccante del Borussia Dortmund e mai avrei creduto che anche mio figlio potesse viverne una simile, anche lui vivere dentro un film, un incubo nel quale è stato catapultato e dal quale è riuscito ad emergere solo grazie a chi ha lottato insieme a lui, accanto a noi. Quante similitudini tra la storia di un noto calciatore e quella di un ragazzo ventisettenne di Catanzaro, vite vissute a migliaia di chilometri di distanza verosimilmente, lui in ospedali di eccellenza, mio figlio in ospedali del sud spesso bistrattati, ma in fondo così uguali.

Una diagnosi precisa, spietata, cruda, “carcinoma”! Una malattia terribile, un mostro, entrato nel corpo del mio unico figlio, scoperta grazie ad un dottore del sud, dell’azienda ospedaliera Dulbecco di Catanzaro, il dottore Giuseppe Ucciero, del presidio ospedaliero Pugliese-Ciaccio. Quel professionista che, dopo una visita durata non più di 10 minuti, andando controcorrente rispetto a decine di suoi colleghi, comunica ad una mamma disperata: “Signora, suo figlio ha un tumore, ed è pure in stato avanzato se ho sbagliato vi chiedo scusa, ma non credo di sbagliare!”

Quanto ho odiato quest’uomo, dicevo: “ma come si permette? Chi è lui? Chi crede di essere? Si arroga il diritto di comunicarmi una cosa del genere quando tutti asseriscono il contrario!”. L’esito della total body è crudele! Il dottore che avevo tanto odiato, aveva ragione! E lui, con fare sicuro, pur non essendo in sede quel maledetto/benedetto giorno, programma a distanza tutto. Ci sentiamo in una centrifuga, un vortice, il dottore chiede di parlarmi al telefonino ma io non lo voglio sentire, non riesco ad ammettere che aveva ragione, non è possibile!

Colui che avevo odiato, si stava trasformando in colui che avrei ringraziato per tutta la vita. È stata una lotta contro il tempo, un tempo inesorabile che scorre, ma nel quale quel dottore del sud, dott. Ucciero, ne ha dettato le scadenze. Bisognava fare in fretta, doveva essere immediatamente operato, era necessario avere l’esito dell’esame istologico, dovevamo conoscere nome e cognome di questo maledetto male che si stava portando via il nostro amore. Nel giro di due ore dalla total body era tutto pianificato!

Ci siamo ritrovati a parlare con l’oncologo, il dottore Francesco Grillone, che poi abbiamo saputo essere formalmente in ferie, ma che era venuto lì in ospedale, in camice, ad organizzare il futuro con noi, a progettare ed illustrarci come avrebbe tentato di salvare la vita al nostro adorato amore. Ci sono riusciti … ce l’hanno fatta!

Lo stesso oncologo che, quando la situazione è ulteriormente peggiorata (colpa di un tumore galoppante) ci ha creduto, ha iniziato la chemio nonostante l’aggravarsi del quadro clinico portava a non tentarla neanche. A mio figlio erano rimasti solo tre giorni di vita, poteva morire, visto l’avanzato stadio del cancro, finanche per colpa della chemio ma lui ha tentato, assumendosi non poche responsabilità, iniziando, per di più, non con la solita chemio per questa tipologia di tumori.

Lo ha seguito, accompagnato con i suoi silenzi ma con la sua discreta ed imprescindibile presenza. I suoi occhi hanno sempre parlato, senza bisogno di parole! Tristi, ma con in fondo una piccola luce di speranza, agli inizi; sorridenti, senza riuscire a staccarli da quelli di mio figlio, quando constatava i suoi grandi successi. È lui che, nei ricoveri al presidio "De Lellis-Ciaccio”, entrava in stanza, anche di domenica in tuta o negli orari più disparati, senza proferire parola, lo osservava, lo controllava, si accertava costantemente delle sue condizioni, fornendo continue indicazioni agli operatori mai enunciate a noi ma capite dalla condotta degli stessi.  

Grazie, grazie e grazie ancora dottore Ucciero e dottore Grillone, laddove tutto sembra sia arrivato all’indicibile epilogo dopo una terribile diagnosi, ecco che due professionisti del sud riescono a ridarti il sorriso, salvando tuo figlio! In fondo al tunnel, grazie a loro, ha rivisto la luce. Un grazie particolare è doveroso rivolgerlo anche a tutto il personale del reparto oncologia degenza e day hospital del presidio De Lellis-Ciaccio che ci ha supportato e mi ha sopportato; alla dottoressa Donatella Solimeo dell’associazione Angela Serra, alla dottoressa Alessandra Strangio del centro emofilia; agli infermieri e agli oss del reparto Urologia del Pugliese, in particolare alla capo sala Francesca e alle infermiere Angela ed Erika, veri angeli custodi; all’eccellente professionista dal grande cuore dottoressa Marinella Capria, instancabile e sempre presente; ed infine, ma non ultima alla cara, dottoressa Rosa Bianco, infaticabile medico, costantemente al nostro fianco sin dal primo giorno, un medico di base di altri tempi».