Come una scanzonata scolaresca in gita, gli otto nuovi medici cubani che prenderanno servizio nei prossimi giorni all’ospedale di Locri, sono arrivati in Comune sabato mattina per ricevere l’abbraccio del sindaco Fontana, che ha sottolineato il legame ormai solido che si è creato tra la città di Zaleuco e l’isola dei Caraibi. Accolti nella sala del consiglio per una cerimonia di benvenuto, i nuovi medici andranno a rimpolpare la già nutrita squadra di camici bianchi caraibici arrivata al capezzale del nosocomio di contrada Verga quasi due anni fa.

Un aiuto diventato indispensabile visto i vuoti preoccupanti tra i medici che, nonostante qualche nuovo innesto, resta ancora uno dei problemi più urgenti della sanità nella Locride. Un aiuto comunque “a tempo” visto che i contratti dei nuovi sanitari vengono rinnovati di anno in anno e solo dopo una farraginosa procedura di riconoscimento dei titoli accademici per i lavoratori che vengono da paesi extracomunitari.

I medici cubani nel Reggino

Sale così a trenta il numero di medici sbarcati a Locri direttamente da Cuba. I nuovi innesti andranno a coprire (una parte) dei buchi della pianta organica nei reparti di urologia, chirurgia, angiologia e gastroenterologia dell’ospedale spoke, andando ad affiancare i loro colleghi connazionali che già dal dicembre del 2022 erano stati catapultati nella Locride dopo l’accordo di Occhiuto con il governo cubano per l’arrivo di 500 nuovi camici bianchi da affiancare alle striminzite truppe mediche in forza agli ospedali calabresi. In totale, nella sola provincia di Reggio, distribuiti tra i nosocomi di Locri (30), Polistena (20), Gioia Tauro (12) e Melito (10), sono più di settanta i medici stranieri che hanno preso servizio affiancando i colleghi italiani. Il loro salario è equiparato a quello dei colleghi italiani, ma non tutti i soldi garantiti dall’accordo della Regione finiscono nelle tasche dei professionisti: una parte del loro stipendio viene infatti regolarmente stornato dagli stessi medici al governo centrale di Cuba «per dare una mano al nostro Paese, che non sta passando una situazione economica semplice».

«Aperto un nuovo corso»

«In Calabria abbiamo aperto un nuovo corso – ha detto l’assessore regionale ed ex sindaco di Locri, Calabrese – che tra tante difficoltà sta cercando di cambiare le cose nella sanità. E qualcosa è già cambiata. Nella mia esperienza da sindaco della città ho incontrato in 9 anni di mandato 12 diversi commissari all’Asp di Reggio, ora invece abbiamo un dirigente (Lucia Di Furia, ndr) che si è insediata due anni fa e sta mettendo in campo le giuste soluzioni per risollevare le sorti della sanità reggina. Per questo motivo – rincara Calabrese entrando a piedi uniti sul sindaco metropolitano Falcomatà che appena due giorni fa aveva chiesto a gran voce le dimissioni della stessa Di Furia – rispediamo al mittente le richieste di dimissioni e continuiamo sulla nostra strada».

Ma se l’innesto (temporaneo) in pianta organica dei nuovi otto medici rappresenta certamente una boccata d’ossigeno per la malandata sanità pubblica della Locride, i problemi all’interno del nosocomio cittadino continuano ad essere sempre gli stessi. A partire dai concorsi che, almeno in parte, continuano ad andare deserti. L’ultimo, storia di una manciata di giorni da, ha riguardato il reparto di urologia: erano in tre ad essersi iscritti ma nessuno si è presentato a sostenere la prova e ora si dovrà indire un altro bando nella speranza che la casella possa essere riempita al più presto.

Un po’ spaesati e con un italiano ancora da limare, i medici che prenderanno servizio a Locri hanno avuto il loro primo contatto con la città che li ospiterà nei prossimi mesi di questa avventura italiana. Hanno già scelto le abitazioni in cui andranno ad abitare e «sono pronti per dare una mano». Elisabeth Balbuena è arrivata a Locri con il primo contingente di “cubani” e da quel giorno riveste il ruolo di capo delegazione. E a lei che i medici si rivolgono in caso di problemi. «I colleghi arrivati oggi – racconta la dottoressa a LaC News24 a margine della manifestazione di presentazione in comune – sono pronti a fare la loro parte e siamo certi che sia noi che i medici italiani lavoreremo duro per raggiungere quelle che sono le aspettative. Noi non abbiamo avuto particolare problemi ad adattarci in città e sul lavoro e sono sicura che lo stesso succederà con i nuovi arrivati. Il problema più comune che condivido con i miei colleghi cubani forse è quello del cibo: nessuno di noi si è ancora del tutto adattato alla cucina calabrese».

Altri 18 medici cubani tra Lamezia e Soverato

E una nuova truppa di camici bianchi da poco arrivati in Calabria sta per prendere servizio all’Asp di Catanzaro, ultima (finora) sfornata di camici bianchi in arrivo dalle università cubane. Sono 18 i nuovi medici che saranno accolti domani al “Giovanni Paolo II”: 12 di loro prenderanno servizio al nosocomio lametino, mentre gli altri sei verranno trasferiti tra le corsie dell’ospedale di Soverato. «La loro presenza – fa sapere l’Asp in una nota – rappresenta un sostegno fondamentale per i presidi sanitari aziendali che continuano a registrare carenza di personale a fronte di numerose richieste di prestazioni sanitarie da parte di un’utenza molto vasta».