"Dopo che negli ultimi mesi si sono susseguiti incontri, convegni, dibattiti, tavoli paritetici e pause di riflessione, la questione dell’integrazione tra le aziende ospedaliere Pugliese e Mater Domini sarebbe ora stata risolta – dichiara Wanda Ferro - da una non meglio precisata intesa firmata tra il rettore dell'università Aldo Quattrone e il commissario per il Piano di rientro Massimo Scura.

 

La notizia riaccende la preoccupazione, se non la certezza, che a farne le spese, come al solito, saranno i cittadini calabresi e, in particolare, quelli del territorio di Catanzaro.

 

Ero stata facile profeta quando avevo preconizzato che il vero obiettivo della unione tra le due aziende ospedaliere fosse quello di sottrarre 400 posti letto al territorio catanzarese e distrarre i finanziamenti destinati alla costruzione del nuovo ospedale di Catanzaro verso altri lidi.

 

L’intesa, firmata alla chetichella, viene presentata come il raggiungimento di un grande obiettivo, il più grande hub sanitario di cui disporrà la Calabria con una struttura da 700 posti letto, vale a dire, appunto, circa 400 posti letto in meno di quelli oggi disponibili.

 

Al di là del merito, inquieta il metodo con cui è stata diffusa la notizia. Anche in questo caso sembrano ripetersi le “anomalie” avvezze al premier Renzi: prima si lancia la notizia del provvedimento, poi si valutano le reazioni e il gradimento degli elettori e, infine, si scrive il testo definitivo.

 

In tale direzione è necessario che i firmatari della asserita intesa rendano pubblico l’accordo e i suoi reali contenuti, affinché i cittadini possano sapere se e come sarà garantito il loro diritto alla salute e affinché sia fugato ogni dubbio sulla legittimità dell’intera vicenda, una vera e propria farsa che rischia di passare alla storia come una delle pagine più buie della nostra regione.
Senza contare che, come sanno bene gli attori della vicenda, non possono essere assunte decisioni in assenza di alcuna determinazione del consiglio regionale, unico organo competente a modificare la legge regionale con la quale sono state istituite le aziende ospedaliere Pugliese e Mater Domini, così come non è neanche lontanamente ipotizzabile che il Rettore dell’Università abbia potuto aderire alla tesi secondo la quale i posti letto universitari siano da computare nell’alveo del territorio di Catanzaro e non nell’ambito regionale.

 

Solo in tal modo, infatti, si spiegherebbe la tanto conclamata struttura da 700 posti che viene fatta passare come il più grande presidio sanitario della Calabria ma celando, più o meno consapevolmente, che con tale operazione il territorio di Catanzaro verrebbe privato di 400 posti.


Anche se lo vedessi nero su bianco, avrei difficoltà a credere che l’Università Magna Graecia e l’unica Facoltà di Medicina della Calabria vengano relegati ad una Istituzione di provincia.


Occorre che tutti gli attori della vicenda, a partire dal governatore Oliverio, facciano chiarezza e provvedano a decifrare il senso ed i reali contenuti del preteso “via libera” all’azienda unica ospedaliera di Catanzaro, altrimenti resta soltanto una confusione nella quale i ruoli di ciascuno e l’ordine istituzionale rischiano di retrocedere a populismo.

 

È necessario che i calabresi non vedano accrescere quel senso di precarietà, cui oramai sembrano rassegnati, specie per ciò che riguarda il diritto alla salute dei cittadini che, Renzi permettendo, è ancora garantito dalla Costituzione.

 

La delicata materia della sanità – conclude - deve essere affrontata con compostezza e serietà senza rincorrere risparmi a scapito dei cittadini bisognevoli di cure".