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“La somministrazione di qualsiasi tipo di vaccino non causa l’autismo. Affidatevi ai consigli del pediatra o del medico di medicina generale!”. Non lascia spazio ai ma e ai sé Antonia Giordana, responsabile settore vaccini di Vibo Valentia ospite a LaC Salute.
“La gente continua a credere a una leggenda metropolitana che risale agli anni ’90. Un ricercatore inglese, sulla base di un falso studio, documentò il rapporto di causa-effetto tra il vaccino anti-morbillo e l’autismo. Fu punito penalmente e radiato dall’Ordine dei medici. Non credete a questa truffa!, esorta la Giordano.
“L’Ogm (Organizzazione mondiale della sanità) ha sempre chiarito, dati alla mano, che non esiste alcuna correlazione”, e sulla malattia aggiunge: “L’autismo è una condizione presente dalla nascita o dalla gravidanza. La patologia si manifesta quando avviene lo sviluppo psico-motorio del piccolo, che coincide con il tempo in cui ai bambini viene somministrato il trivalente (13 mesi). Da qui la confusione e l’allarme”, ha spiegato la responsabile.
Si è sviluppata, tra la gente, una vera e propria psicosi. I “sentito dire” hanno aumentato la paura facendo leva sulla pericolosità dei vaccini, in particolare su quello anti- morbillo. La copertura vaccinale del 95 per cento, che il Ministro della salute si era proposto di raggiungere, non è mai stata raggiunta. Il nostro Paese, in un futuro non troppo lontano, potrebbe essere considerato l’untore d’Europa per malattie scomparse altrove grazie ai vaccini.
Solo nei primi sei mesi di quest’anno sono stati registrati oltre tremila casi di morbillo, mentre in tutto il 2016 erano stati 844. Non è solo il numero a colpire, ma anche la fascia di popolazione che si sta ammalando di più, quella cioè tra i 15 e i 29 anni. Né bambini piccoli né anziani, né persone con malattie croniche, quindi, bensì ragazzi e adulti, soggetti tradizionalmente meno colpiti dalle malattie. Tra le regioni più colpite il Piemonte, il Lazio, la Lombardia, il Veneto e la Toscana, ritenute quelle che, in genere, hanno una migliore sorveglianza sanitaria.
Questa è la conseguenza di una progressiva caduta della copertura vaccinale che non ha permesso di raggiungere la soglia minima (95 per cento). A fine 2016, in Italia, è stata raggiunta la percentuale dell’87 per cento, mentre la Calabria si è fermata all’86 per cento. Notizie allarmanti che dovrebbero condurre tutti a porsi una mano sulla coscienza: una copertura bassa significa che ci sono individui che possono contrarre una malattia e contribuire a diffonderla.
Rosaria Giovannone