Non ci sono soldi. Una frase che gli italiani si trovano sempre più spesso di fronte, indice della difficile stagione economica che vive il Paese. I soldi non ci sono nemmeno per questioni essenziali, come la sanità. Il ministro alla Salute Orazio Schillaci aveva chiesto al Governo di inserire almeno quattro miliardi per il fondo nazionale nella prossima manovra di bilancio. Ma il titolare del MeF, Giancarlo Giorgetti, ha fatto capire che lo stanziamento non ci sarà.

Le risorse extra sarebbero servite per trattenere medici e figure sanitarie nelle nostre strutture, pagare di più le prestazioni aggiuntive per quei professionisti che vorranno lavorare oltre l’orario normale magari per contrastare le lunghe liste d’attesa e, ovviamente, anche per lo sviluppo del nuovo contratto nazionale. In particolare Schillaci voleva quelle risorse per frenare la fuga dei camici bianchi verso l’estero o le strutture sanitarie private e limitare il fenomeno dei “gettonisti” i medici che troppo spesso tengono in piedi reparti facendosi pagare a prestazione a peso d’oro come ha denunciato il presidente Roberto Occhiuto in consiglio regionale presentando “l’operazione Cuba”.

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Ma di soldi, come detto, non ce n’è. Così il rapporto spesa sanitaria/Pil in Italia resterà fermo al 6,2% fra le più basse d’Europa, ben lontano dal 7% cui aspirava Schillaci e che è la media europea. La situazione quindi è grave per tutto il Paese con il servizio sanitario pubblico che rischia, secondo alcuni, il default. La carenza di risorse rischia di far saltare anche il pezzo del Pnrr dedicato alla sanità: che senso ha realizzare ospedali di comunità e case di comunità (che fra l’altro il Governo ha già tagliato come numero) se poi non si ha il personale per farle funzionare? Se questo è il quadro generale il problema di Roberto Occhiuto, nelle sue vesti di commissario, sarà come trovare fondi aggiuntivi per coprire le assunzioni di medici (ammesso che se ne trovino) partendo dal presupposto che non può contare sulla leva fiscale visto che le addizionali regionali Irpef e Irap sono al massimo dall’inizio del Piano di Rientro.

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Fra l’altro tutto questo non ha inciso sulla spesa pro capite per cittadino: in Calabria siamo fermi ai 2.041 euro contro i 2.836 euro dell’Alto Adige. La carenza di risorse, poi, contrasta anche con l’idea di Occhiuto di offrire benefit economici ai medici che decidono di venire a lavorare in Calabria e in particolare nei Pronto Soccorso. Insomma serve inventarsi qualcosa per far mettere la testa della sanità calabrese fuori dall’acqua, altrimenti molti reparti e servizi territoriali continueranno a non avere medici e infermieri. A meno che non vogliamo continuare ad importare medici dai Caraibi.