Sono trascorsi quasi due anni dall’arrivo in Calabria dei medici cubani. I professionisti, su proposta del presidente Occhiuto, tramite un accordo siglato tra la Regione e l'Agenzia nazionale cubana, furono reclutati per sopperire a un fabbisogno di personale sanitario nei presidi ospedalieri calabresi. Attraverso la loro assunzione nel gennaio 2023 si è scelto di tutelare il diritto alla salute dei cittadini, riuscendo così a fornire servizi essenziali.

I medici, riconosciuti a livello mondiale per le proprie capacità, in principio avevano un contratto a tempo determinato della durata di un anno, rinnovabile fino a quando ce ne sarebbe stata necessità. Dopo i primi 51 giunti in Regione, ne sono stati accolti, in vari scaglioni, molti altri. La soluzione temporanea, nonostante alcune critiche iniziali, ha generato frutti positivi. È risultato molto apprezzato dalla comunità locale il contributo professionale, ma anche quello strettamente umano.

Dislocati nelle corsie delle cinque aziende sanitarie provinciali, adesso sono presenti 333 medici cubani, considerati una risorsa importante in un momento delicato. Gli ultimi 66 sono arrivati in Calabria in autunno e altri vi giungeranno nei prossimi mesi, poiché continueranno a operare almeno fino al 31 dicembre 2027, grazie alla proroga approvata al Senato pochi giorni fa inserita nel cosiddetto Decreto Flussi.

Abbiamo contattato telefonicamente Freddys lams Laurent, responsabile dell’equipe dei medici cubani presenti all’ospedale “Giovanni XXIII” di Gioia Tauro, che giorni fa ha ricevuto un sentito encomio dall’amministrazione comunale per l’efficacia nel rispondere alle esigenze del pronto soccorso, spesso al centro di situazioni di alta emergenza.
Il professionista, come altri suoi colleghi, attualmente si è recato in ferie a Cuba, dove in questo periodo dell’anno si godono giornate soleggiate e temperature miti.

Com'è stato adattarsi in una nuova terra come la Calabria?
«Siamo rimasti favorevolmente impressionati dai rapporti umani, dall’accoglienza che ci ha riservato la gente. Abbiamo fatto tante amicizie. La Calabria è simile a Cuba per molti aspetti. Anche con i colleghi abbiamo formato una bella squadra funzionale. Li ringraziamo per il costante supporto che ci danno».

Come avete trovato le condizioni della sanità?
«C’è soprattutto mancanza di personale. Le strutture ci sono, va migliorato, piano piano, il servizio. Da quando siamo subentrati noi c’è stato un significativo aumento delle prestazioni offerte ai pazienti. Lavorando insieme, si può migliorare tanto».

Difficoltà riscontrate e aspetti positivi della nuova esperienza?

«Ci sono più pro che contro. Di positivo c’è tutta la tecnologia messa a nostra disposizione per prestare servizio agli ammalati. Sono contento del lavoro e della mentalità con cui si opera. Di negativo, come già detto, la carenza di personale che limita tanto».

Altri come lei sono rientrati a Cuba per le festività natalizie. Quant'è difficile lavorare così lontani dalle famiglie?
«Anche se i calabresi ci hanno accolto benissimo, questa è la difficoltà più grande. Personalmente, penso di portare la famiglia con me in Italia per questo periodo lavorativo. Poi ritorneremo a Cuba dove ci sono le nostre radici».

Quali sono i vostri obiettivi e progetti futuri?
«Noi siamo in Calabria per aiutare la sanità a risolvere alcuni problemi radicati da molto tempo. Il futuro dipende da varie cose, per esempio, dagli sviluppi della formazione dei medici italiani. Staremo in Calabria finché saremo utili, poi rientreremo a casa nostra».

Medici cercasi

Alla soluzione emergenziale fornita dai camici bianchi caraibici, la Regione Calabria sta cercando di affiancare un corposo reclutamento di medici italiani provenienti da tutto il Paese. «Siamo pronti ad ospitare nei presidi sanitari calabresi tanti professionisti competenti, motivati, che hanno voglia di darci una mano» scriveva, difatti, a fine novembre sui propri canali social ufficiali il presidente Roberto Occhiuto.

Attraverso un bando si cercano di coprire 466 postazioni di guardia medica, 91 postazioni di medico di medicina generale e 148 postazioni 118.
Numeri eloquenti che fanno ben comprendere la portata della carenza da sopperire. Ci si augura che, con riforme e investimenti, sempre più medici vengano messi nelle migliori condizioni per poter accettare gli incarichi in Calabria senza dirigersi altrove.