Preoccupa anche la Corte dei Conti la tendenza, divenuta ormai prassi, della Regione di trattenere risorse, senza liquidarle tempestivamente alle aziende sanitarie e ospedaliere calabresi. Una scelta che «non appare chiara» al presidente della sezione controllo, Rossella Scerbo, che nel giudizio di parifica del rendiconto generale della Regione Calabria ha affrontato anche il nodo dell'ingente mole di denaro trattenuta nella gestione sanitaria accentrata (gsa). 

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Somme sotto chiave

«La sezione continua a manifestare preoccupazione», si legge nella relazione. «Il trend delle somme non trasferite e rimanenti in gsa è crescente, se si considera che nel 2021 il valore registrato era pari a 361.410.817, mentre nel 2022 è risultato pari a 486.333.399, palesando un incremento rispetto all'esercizio precedente di 124.922.582 di euro, pari al 35%». Un corto circuito certamente non privo di conseguenze.

Bilanci prosciugati

Tutt'altro, il ritardo o il mancato trasferimento di risorse da parte della Regione prosciuga i bilanci delle aziende sanitarie e ospedaliere calabresi, le quali prive di liquidità sono quindi costrette a rivolgersi alle banche per ottenere anticipazioni di cassa. Come già evidenziato nell'analisi sulla liquidazione delle fatture, la voce di costo che ha subito il maggior incremento dal 2021 al 2022 e che genera un progressivo indebitamento è appunto quella relativa al debito maturato nei confronti dell'istituto tesoriere.

Liquidità costosa

La Corte dei Conti ha portato anche qualche esempio, all'Asp di Crotone la spesa è schizzata da 14 a 40 milioni, all'ex policlinico universitario di Catanzaro è passata da quai 3 milioni e mezzo a 18 milioni, all'Annunziata da 73mila euro a 9 milioni, e via di seguito. In sua difesa, il dipartimento Tutela della Salute ha chiarito di «aver sollecitato i settori a procedere alle attività istruttorie finalizzate al trasferimento delle risorse» ma la Corte dei Conti non sembra soddisfatta.

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Aziende paralizzate

«Resta il fatto che copiose risorse restano annualmente inutilizzate, con l'effetto di paralizzare o recare sofferenza all'attività delle aziende che, per far fronte ai pagamenti commerciali, si vedono costrette a ricorrere all'utilizzo delle anticipazioni di tesoreria, cui si associano ingenti oneri finanziari». Ciascuna azienda ha, infatti, sottoscritto contratti con i relativi istituti di credito che prevedono condizioni non esattamente vantaggiose: interessi commisurati alla somma erogata e poi ancora commissioni di migliaia di euro per avere la garanzia di una pronta liquidità, come LaC News24 ha documentato già nel marzo scorso. 

20 milioni di interessi 

Nel bilancio consolidato relativo alla gestione finanziaria 2022 gli interessi passivi per le anticipazioni di cassa ammontano a 20 milioni e mezzo. Lo si legge nella relazione della Corte dei Conti che analizza anche le voci di costo: «"Interessi passivi su anticipazioni di cassa" per un valore di 4 milioni, "altri interessi passivi" per 5 milioni di euro e "altri oneri finanziari" per un valore di 11 milioni di euro».

Per azienda

Nello specifico, tra le più grandi aziende del servizio sanitario calabrese, ad esempio, l'Asp di Reggio Calabria ha una spesa di oltre 5 milioni di euro in interessi passivi, seguita dall'Asp di Cosenza che ne spende oltre 4 milioni e mezzo e poi l'Asp di Crotone con quasi 3 milioni all'anno bruciati in interessi pagati alle banche.

Una patologia

«Le principali cause di tale patologia - scrive la presidente della sezione controllo nella sua relazione - sono riconducibili al ritardo nell'erogazione da parte della Regione Calabria, delle somme a valere sugli stanziamenti del fondo sanitario nazionale». Ogni mese la Cittadella dovrebbe erogare alle aziende le rimesse, molte volte lo fa in ritardo o in altri casi sono insufficienti a causa di un cronico sotto-finanziamento.

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Squilibrio di cassa

«Il reiterato ricorso all'anticipazione di tesoreria, ove effettuato per importi rilevanti, oltre a produrre un aggravio finanziario derivante da interessi passivi, si trasforma in una forma di indebitamento a medio termine - sentenzia la Corte dei Conti - e rappresenta un evidente sintomo di squilibrio di cassa». Le aziende che nel 2022 hanno fatto maggior ricorso alle anticipazioni sono state l'Asp di Reggio Calabria (per 166 milioni di euro) e l'Asp di Cosenza (per 151 milioni di euro).

In debito con le banche

«Sebbene il ricorso all'anticipazione sia diminuito dal 2020 al 2022 passando da 976 milioni di euro a 478 milioni, l'anticipazione non restituita entro il 31 dicembre è risultata, invece, in aumento passando da 34 milioni a 134 milioni» aggiunge ancora la presidente della sezione controllo. «Un peso determinante continuano ad avere i compensi annuali corrisposti al tesoriere pari a 13 milioni di euro nel 2020, 11 milioni nel 2021 e 10 milioni nel 2022».