Sarà un finale thrilling quello che Mario Oliverio e i suoi dovranno seguire dalla Calabria in ordine all’emendamento che restituisce ai governatori la gestione della Sanità.

 

Dopo le accese discussioni in Commissione “Bilancio” e l’approvazione di quello che è stato definito l’emendamento “De Luca”, con buona pace del governatore calabrese evidentemente meno blasonato del collega, la norma è stata inserita nella legge di stabilità 2017 che ieri ha ricevuto il sì in prima lettura dalla Camera.

 

L’emendamento approvato è una versione più edulcorata rispetto alla prima stesura che aveva suscitato un vero e proprio vespaio di polemiche, anche all’interno del Pd, e che prevedeva un ritorno al passato con la coincidenza della figura del governatore e quella del commissario per la sanità, con la possibilità che fossero soltanto le Regioni stesse a chiedere l’invio dei commissari.

 

La riformulazione della norma prevede invece una forma più soft per accontentare i due governatori: la disapplicazione della legge di stabilità 2015 e la possibilità dei presidenti di Regione di riprendere la sanità, ma a condizioni più stringenti. Saranno cioè previste verifiche semestrali per monitorare l’andamento dei conti e la regolarità nell’erogazione dei Lea (Livelli di assistenza essenziali), con la possibilità di revocare i commissari in caso di disfunzioni. Ma la circostanza più singolare è che, se dovesse passare il sì alla riforma costituzionale, la decisione di revocare i governatori spetterebbe al Senato, cioè alla Regioni stesse. Un vero e proprio pastrocchio, insomma, che ha fatto imbufalire anche il ministro alla Sanità Lorenzin e che trova molte resistenze in casa Pd. Soprattutto tra gli esponenti democrat delle Regioni settentrionali che guardano con sfavore una norma che premia le classi dirigenti meridionali che, da sempre, hanno fallito la gestione della sanità accumulando debiti e non fornendo ai cittadini servizi all’altezza.

 

Il finale thrilling prevede, però, che la seconda lettura al Senato per l’approvazione definitiva arriverà dopo la pausa per il referendum. E se il governo Renzi saltasse per una vittoria del no, l’emendamento resterebbe ugualmente? Tutte le perplessità interne ed esterne sulla norma potrebbero trovare nuovamente sfogo in Parlamento? Lo si saprà soltanto ad urne chiuse.

 

 

Riccardo Tripepi