«Nella settimana 28 luglio-3 agosto si registra in Calabria una performance in peggioramento per i casi attualmente positivi al Covid per 100.000 abitanti (150) e si evidenzia un aumento dei nuovi casi (31,8%) rispetto alla settimana precedente. Sotto soglia di saturazione i posti letto in area medica e terapia intensiva occupati da pazienti Covid-19». Lo riferisce la fondazione Gimbe, riportando i dati del monitoraggio settimanale.

«La popolazione che ha completato il ciclo vaccinale - riferisce ancora Gimbe - è pari al 51,6% a cui aggiungere un ulteriore 9,2% solo con prima dose. La popolazione over 80 che ha completato il ciclo vaccinale è pari a 79,7%, a cui aggiungere un ulteriore 3,5% solo con prima dose. Le persone tra i 70 e i 79 anni che hanno completato il ciclo vaccinale sono l'81,8% a cui aggiungere un ulteriore 4% solo con prima dose. La popolazione 60-69 anni che ha completato il ciclo vaccinale è il 74,7%, a cui aggiungere un ulteriore 6% solo con prima dose».

La popolazione over 60 che non ha ricevuto nessuna dose di vaccino - secondo i dati riportati dalla fondazione Gimbe - è pari a 17,1%, mentre lo stesso dato riguardante la popolazione tra i 12 e i 19 anni è il 59,5%.

Il dato nazionale

Al 4 agosto il 65,5% della popolazione ha ricevuto almeno una dose di vaccino anti Covid e il 56% (ovvero 33,1 milioni) ha completato il ciclo vaccinale. Ma a fronte di una variante delta ormai prevalente, oltre 2,7 milioni di over 60 sono ancora completamente o parzialmente scoperti dalla protezione vaccinale: di questi, in particolare 1,98 milioni non hanno ancora ricevuto nemmeno una dose (con differenze regionali che vanno dal 19% della Sicilia al 6,2% della Puglia) e 0,77 milioni devono ancora fare la seconda dose.

Persiste, commenta Nino Cartabellotta, presidente Gimbe, «l'esitazione vaccinale degli over 50, difficilmente raggiungibili senza una strategia capillare di chiamata attiva; sembra inoltre poco realistica la possibilità di coprire con il ciclo completo il 60-65% della fascia 12-19 prima dell'inizio dell'anno scolastico, visto che il 63,4% non ha ancora effettuato nemmeno una dose, con notevoli differenze regionali».

Quanto alla terza dose, al momento, prosegue Cartabellotta, «non ci sono evidenze sufficienti per definire indicazioni, tempi e modalità di somministrazione». Per ora, «sono tre le certezze: innanzitutto, non esiste alcun test affidabile per identificare i potenziali candidati, i quali al momento vengono individuati nelle persone più a rischio di malattia severa e negli operatori sanitari; in secondo luogo, l'incremento delle diagnosi di Covid-19 e il ricovero di persone vaccinate con doppia dose potrebbero essere un indicatore indiretto di una ridotta protezione immunitaria; infine, la somministrazione della terza dose rimane al momento off label e deve essere autorizzata dalle autorità regolatorie».

Dosi di vaccino insufficienti

Dopo oltre un mese di decremento, torna a risalire la percentuale di prime dosi di vaccino sul totale di quelle somministrate: «Nella settimana 26 luglio-1 agosto sono state infatti poco più di 1 milione, pari al 29,5% del totale». Ma la campagna vaccinale, che ora punta tutta sui vaccini a mRna, ha dosi insufficienti a mantenere il ritmo.

Al 4 agosto (ore 6.09) risultano consegnate 72.149.518 dosi, da cui vanno sottratte 255.050 dosi di Johnson & Johnson non utilizzate e restituite. Dopo il picco di consegne registrato tra il 28 giugno e il 4 luglio (5.669.727 dosi), nelle due settimane successive le forniture settimanali si sono attestate intorno a 2,6 milioni di dosi, per scendere a 2,5 milioni nella settimana 19-25 luglio e risalire a quota 2,7 milioni la scorsa settimana. Cala però, nell'ultima settimana, il numero di somministrazioni (3.397.134) e la media giornaliera (445.908 dosi al giorno), anche a causa del mancato aggiornamento dei dati da parte della Regione Lazio a seguito dell'attacco hacker. Tuttavia, precisa Cartabellotta, «il numero di somministrazioni giornaliere non riesce a decollare sia per la limitata disponibilità di vaccini a mRna, sia perché non vengono più utilizzati quelli a vettore adenovirale per le prime dosi». In particolare, spiega Gimbe, AstraZeneca viene impiegato quasi esclusivamente per i richiami mentre «la limitata disponibilità di dosi di vaccini a mRna ostacola, a breve termine, la possibilità di accelerare la vaccinazione negli under 60, oltre che di convincere gli over 60 ancora scoperti che rifiutano i vaccini a vettore adenovirale».