«A fronte dell'enorme domanda di tamponi antigenici rapidi soprattutto nelle farmacie, al momento il sistema ancora regge ma c'è già un ritardo nelle consegne, con gli ordinativi in essere che hanno tempi di consegna più lunghi. Tuttavia, se i fabbisogni non torneranno a livelli di normalità si può prevedere per il medio termine una forte criticità in termini di carenza di questi prodotti o aumento dei costi». È la previsione all'Ansa da parte del presidente della Società italiana di farmacia ospedaliera e dei Servizi farmaceutici delle Aziende sanitarie (Sifo) Arturo Cavaliere.

«Gli approvvigionamenti di tamponi rapidi di seconda e terza generazione, a fronte della domanda esponenziale - spiega Cavaliere - si stanno facendo complessi e in questi giorni è impossibile stimare i fabbisogni regionali e nazionali per i prossimi mesi, sia per i tamponi antigenici rapidi che per i reagenti dei tamponi molecolari». Una situazione che potrebbe dunque complicarsi e nella quale i rifornimenti di tamponi antigenici potrebbero risultare a rischio: «Se ci dovessimo basare sulle stime dei consumi dell'ultimo periodo - avverte il presidente Sifo - nei primi 4-5 mesi del 2022 si potrebbe consumare un numero di tamponi rapidi pari a quello dell'intero 2021». Ciò anche «alla luce delle ultime ordinanze, che - chiarisce - sono più stringenti. Ad esempio, il test antigenico per gli operatori sanitari che finora andava effettuato ogni 15 giorni, ora dovrà essere effettuato ogni dieci giorni. La richiesta di tamponi dunque aumenterà ancora ed il punto è che è necessario fare delle stime dei fabbisogni per poter programmare delle nuove gare d'acquisto nel 2022».

Insomma, ribadisce Cavaliere, «il sistema delle forniture al momento sta reggendo, ma a fronte di un aumento smisurato dei fabbisogni il sistema reagirà o con carenze o con un aumento dei costi». Questo perchè, conclude, «il tutto è anche amplificato dalla necessità di importare i test antigenici ed i reagenti per i tamponi molecolari dai Paesi asiatici, in testa Cina e Corea, senza avere ancora oggi una sufficiente autonomia nazionale produttiva».