Sarebbe stato strano il contrario e invece anche stavolta il collegio sindacale dell’Asp di Cosenza ha espresso parere contrario sul bilancio preventivo del 2023. Si tratta proprio del bilancio che il commissario straordinario dell’azienda, Antonello Graziano, aveva presentato in una conferenza stampa tenuta il venerdì precedente le elezioni politiche parlando di un avanzo di gestione di 20 milioni.

Oggi i membri del collegio - Fabio Buccico (Ministero delle Finanze), Marco Bonaro (Ministero della Salute), Pierluigi Del Bono (Regione Calabria) e Monica Mazzei (dipendente dell’Asp) - hanno espresso parere negativo all’approvazione del bilancio. Le motivazioni sono sempre uguali. Gli esperti nella loro relazione scrivono che il giudizio negativo è maturato “non ritenendo attendibili, congrue e coerenti con il piano di attività 2023, con i finanziamenti regionali nonchè con le direttive impartite dalle autorità regionali e centrali”.

A questo proposito il collegio rileva che “l’assenza di un consuntivo approvato nel 2021 (e negli anni immediatamente precedenti) impedisce una compiuta analisi di bilancio ed osta alla verifica dell’appropriatezza delle previsioni”. Insomma a leggere la relazione a Cosenza siamo ancora alla contabilità orale.

Non va dimenticato, infatti, che i bilanci consuntivi 2018/2019/2020 e 2021 non sono stati approvati. Non solo ma anche i bilanci precedenti 2015/2016 e 2017 furono approvati dall’allora management dell’Asp, ma poi vennero bocciati dal commissario al Piano di rientro, Guido Longo perché ritenuti poco attendibili. Del resto la Procura della Repubblica di Cosenza nel febbraio 2021 si è resa protagonista dell’inchiesta poi denominata “Sistema Cosenza” che verte proprio sulla contabilità immaginifica dell’Asp cosentina. Per questa inchiesta è stato iscritto nel registro degli indagati anche l’allora commissario dell’Asp, Raffaele Mauro, che è accusato di falso in bilancio proprio in riferimento agli ultimi documenti contabili approvati. Con lui sono finiti nei guai anche i commissari al Piano di rientro dell’epoca. Difficile allora in questa situazione arrivare ad una definizione delle poste attive e passive dell’azienda. Soprattutto in riferimento all’ultima voce. Si perchè il vero problema riguarda il contenzioso. Per capire fino in fondo il problema di cui stiamo parlando, bisogna leggere ad esempio la relazione della Corte dei conti dell’aprile 2020. I magistrati contabili riprendono la relazione del collegio dei revisori dell’azienda sul contenzioso dalla quale emerge che il volume delle controversie ammonta a 521.982.779,52.

Stiamo parlando solo della quota capitale, ad essa, in caso di soccombenza vanno aggiunti poi gli interessi (oltre il 9% annuo) e le spese legali. Di questi oltre 366 milioni sono controversie ancora aperte. I dati preoccupanti, però, sono altri. In particolare nessuno ha saputo stimare la percentuale di soccombenza (su tot cause, quante ne vince mediamente l’azienda?), ma soprattutto al 2020 c’erano oltre 460 vertenze dal valore (quota capitale+interessi+spese legali) non quantificato o quantificabile. Per questo sia il collegio sindacale, sia i magistrati contabili hanno espresso perplessità sulla congruità del fondo rischi e contenzioso che nel 2019 era pari a circa 14,5 milioni.