Affetto da un sarcoma, dopo una prima fase al Bambin Gesù è in cura nell'ospedale bruzio. Il bambino è diventato anche il simbolo della rinascita della oncoematologia dell'ospedale Annunziata
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La storia del piccolo Michele, 4 anni appena, affetto da un tumore raro, un sarcoma di alto grado ai tessuti molli,con metastasi diffuse alla coscia, all'inguine, ai polmoni, è già diventata il simbolo della rinascita della oncoematologia dell'ospedale di Cosenza.
L'accorpamento contestato
Il bimbo di Carolei, piccolo centro abitato attiguo al capoluogo, ieri si è sottoposto del nosocomio bruzio, ad un trattamento chemioterapico, il primo di un ciclo di cinque giorni. Il primo somministrato nel reparto di pediatria dell'Annunziata da tre anni circa a questa parte, da quando cioè, con una decisione discutibile, nel 2020 complice il Covid, l'allora commissario straordinario Giuseppina Panizzoli decise di accorpare alla pediatria anche la chirurgia pediatrica, utilizzando quegli ambienti sterili e protetti che erano stati ricavati proprio per offrire la migliore assistenza ai bambini ammalati di cancro e bisognosi delle infusioni.
Servizio clinico irrinunciabile
La conseguenza è stata la sospensione non ufficiale, ma di fatto del servizio clinico di oncoematologia istituito nel 2001 con apposita delibera dell'Azienda Ospedaliera, riconosciuto pure dall'Associazione Italiana di Emato Oncologia Pediatrica. L'assenza temporanea del direttore Domenico Sperlì, chiamato alla guida dell'Asp di Crotone, ha poi determinato pure un rallentamento della diagnostica. Adesso il nuovo corso inaugurato dal commissario Vitaliano De Salazar, sta producendo un nuovo ribaltamento, ma in positivo, della situazione.
Per la pediatria sono in procinto di essere assunti quattro infermieri. Inoltre, con lo spostamento ormai prossimo della oncologia per adulti dal piano terra del plesso dell'Annunziata al presidio del Mariano Santo, si libereranno nuovi ampi spazi, in parte destinati, secondo indiscrezioni, proprio alla somministrazione delle terapie oncoematologiche per i più piccoli.
Il coraggio di mamma Isabella
Accanto a Michele c'è la mamma Isabella, 30 anni, aggrappata alla speranza ed alla preghiera. Per il sarcoma del bambino non esiste una cura specifica. La chemioterapia cui viene sottoposto è di tipo generico, con appena un venti percento di probabilità che possa rivelarsi efficace. È il mese di giugno del 2022 quando nota una sorta di cisti, una specie di pallina sotto il tallone del piedino sinistro di Michele. Sembra una banalità. Gli esami radiografici e dermatologici non danno riscontri. Si ipotizza si tratti di un angioma venoso sottocutaneo. «Una formazione generalmente benigna ed innocua – racconta al nostro network - Ma nel caso di Michele gli procurava un enorme fastidio nel camminare. Ci siamo rivolti al policlinico di Messina dove sussiste una unità specialistica per la rimozione di queste protuberanze in età precoce. Ma l'ospedale siciliano ci ha rimandati a casa prescrivendoci semplicemente dei bendaggi».
«Eravamo comunque in costante contatto ed io mandavo loro le fotografie di questa pallina che cresceva sempre di più – dice ancora la mamma di Michele – finché ha iniziato a sanguinare, proprio un giorno prima di una visita programmata proprio in riva allo Stretto. Abbiamo allora anticipato la partenza e ci siamo recati nell'ospedale peloritano dove, sulla base delle analisi di questo plasma scuro, ci hanno anticipato che poteva trattarsi di qualcosa di serio. A quel punto, era ormai il mese di dicembre, abbiamo scelto il Bambin Gesù di Roma per degli approfondimenti. E dopo una biopsia, è arrivata la drammatica notizia del sarcoma».
La diagnosi al Bambino Gesù
Con coraggio Isabella ripercorre punto per punto, le tappe di un calvario purtroppo ancora assai lontano dal concludersi. «Nella capitale Michele è stato sottoposto ad un primo ciclo di chemioterapia. Poi sono stati proprio i medici del Bambino Gesù a consigliarci di rientrare, poiché a Cosenza era possibile proseguire la cura». Michele è entrato nei cuori delle famiglie dell'area urbana che, con grande generosità, hanno sostenuto le trasferte che fin qui i suoi genitori hanno dovuto affrontare.
La mamma: «Pregate per lui»
Sono entrambi disoccupati. Il marito di Isabella ha perso il lavoro durante la pandemia. Era dipendente di una ditta di pulizie ma con il Covid sono venute meno alcune commesse per l'azienda che si è vista costretta a tagliare parte del personale. Già la scorsa settimana il piccolo è stato ricoverato con urgenza: aveva la febbre alta ed i valori del sangue fuori norma. I sanitari gli hanno praticato delle trasfusioni. Oggi è tornato per intraprendere questo nuovo percorso di cura. «Ho chiesto di pregare per lui – ha detto Isabella – perché io stessa mi sono affidata a Dio».