«Pronti a risolvere l’emergenza dialisi a Reggio. Ma la Regione ci ostacola»

VIDEO | È quanto denunciato da un’azienda pugliese che un anno e mezzo fa si era detta disponibile a creare un nuovo centro nefrologico: «Intervenga Scura»

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di Angela  Panzera
12 settembre 2018
16:53

Ostruzionismo da parte della Regione Calabria. Questo è quanto denuncia un’azienda di Taranto che offre servizi di cure dialitiche - Ss Medici - che circa un anno e mezzo fa si era detta disponibile a creare in tre mesi, dal rilascio delle autorizzazioni previste, un centro dialisi nel territorio del comune di Reggio Calabria.


«Noi siamo in grado - rimarca il portavoce dell’azienda, Massimiliano Merenda - di risolvere il problema dell’emergenza posti-rene in città, ma inspiegabilmente e nonostante l’evidente emergenza sanitaria che gli ammalati vivono, il dipartimento della salute nega a tutt’oggi le necessarie autorizzazioni di legge, trincerandosi dietro complicate procedure che lasciano esterrefatti gli stessi ammalati, che sono ormai a conoscenza di questo progetto».



Un problema, quello della carenza di postazioni per effettuare la dialisi, che si protrae da un decennio e che vede attualmente oltre 50 pazienti affrontare le cure in provincia, ossia a Scilla e a Melito, e a Messina, in un centro privato sovvenzionato dalla Regione, per raggiungere il quale 34 persone, tra cui molti anziani, sono costrette ad attraversare lo Stretto tre volte la settimana.


Proprio nei giorni scorsi il sindaco della città metropolitana, Giuseppe Falcomatà, aveva lanciato un appello agli imprenditori del settore affermando che «è ora di mettere un punto definitivo a questa assurda vicenda dell'odissea dei pazienti nefrodializzati sul territorio di Reggio Calabria». «La condizione alla quale sono costrette queste persone – ha aggiunto il sindaco -, che devono ogni giorno fare centinaia di chilometri se non addirittura attraversare lo Stretto e recarsi in Sicilia per essere curati, è indegna di un paese civile. Laddove, per evidenti limiti, ritardi e pastoie burocratiche, non può arrivare il pubblico, può intervenire il privato. Da tempo suggeriamo di valutare questa opzione - ha chiosato Falcomatà- e verificare se a Reggio ci siano le condizioni per la realizzazione di una struttura sanitaria privata da accreditare, che dia immediato ristoro a questi pazienti, in attesa che siano risolte le questioni burocratiche che impediscono di arricchire l'offerta sanitaria pubblica».


Parole che hanno incrementato la frustrazione dell’azienda pugliese, che dopo aver individuato ed affittato i locali nel mese di marzo del 2017, aveva presentato attraverso la Stazione unica appaltante un’istanza al dipartimento della salute della Regione Calabria. Ma gli uffici regionali hanno negato l’autorizzazione, giustificando il rigetto dell’istanza con la circostanza che non era stato previsto «alcun fabbisogno per le prestazioni». In altre parole, l’Asp in passato non ha mai sollevato formalmente il problema dei posti-rene a Reggio Calabria, nonostante l’emergenza si trascini da anni. Soltanto 3 mesi fa, l’Azienda sanitaria ha esplicitato il fabbisogno chiedendo 19 nuove postazioni per la dialisi. Tanto non è comunque bastato al Dipartimento regionale della salute per dare il via libera alla realizzazione del centro privato da attivare in convenzione con il sistema sanitario pubblico, disponendo ulteriori accertamenti.


«Noi non abbiamo chiesto alcun tipo di finanziamento, né alla Regione né alla Città metropolitana né al Comune - ha affermato il manager tarantino -, l’investimento è interamente a carico dell’azienda. Possiamo rappresentare, così come previsto dalle leggi materia, una soluzione per l’emergenza dialisi considerato che al momento non esiste in città un centro dialitico pubblico e che i pazienti sono costretti ad emigrare in provincia e a Messina. Inoltre, a tutt’oggi, non ci risulta che siano stati presentati progetti analoghi al nostro. Per questo rivolgiamo un appello al commissario Scura affinché intervenga per sbloccare la situazione e permettere alla nostra azienda di realizzare il progetto, consentendo così di porre fine al calvario dei pazienti dializzati, senza contare che si creerebbero anche 30 nuovi posti di lavoro».

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