Se oggi abbiamo imparato a convivere con il Covid19 e se siamo ritornati a una vita “quasi normale” lo dobbiamo ai medici, ai paramedici, ai farmacisti, alle forze dell'ordine, a tutti coloro i quali durante i mesi del lockdown necessario a contenere la pandemia, hanno continuato a lavorare.

 

In trincea, a stretto contatto con quel maledetto virus che si è portato via migliaia di persone. Una gratitudine che Giuseppe Carano, titolare di un loungebar, ha deciso di manifestare pubblicamente, organizzando una serata dedicata a quegli uomini e a quelle donne diventati gli eroi dei nostri tempi. Ha offerto loro un apericena nel suo bar di Nicotera, in una piazza incantevole della costa vibonese, davanti a un affaccio suggestivo con lo Stromboli illuminato dal sole del tramonto.

«Grazie per il vostro coraggio»

Un modo per dire: «Grazie. Grazie di tutto. Grazie per averci protetto. Grazie per esservi presi cura di noi. Grazie per il vostro coraggio».

 

Nell'invito che ha recapitato ai suoi ospiti d'onore, Giuseppe ha riportato le parole di Madre Teresa di Calcutta: «Non abbiate paura di ringraziare, fatelo ogni volta che potete. La gratitudine è il primo passo verso la felicità». Per i protagonisti della serata è stato un primo momento di pausa dopo mesi di duro lavoro. Un'occasione per ricordare e confrontarsi su quei giorni dove il dovere ha prevalso sulla paura.

La testimonianza di medici ed infermieri

«All'inizio abbiamo avuto timore – commenta una giovane infermiera del pronto soccorso di Vibo – ma i pazienti avevano bisogno di noi e noi di loro. La nostra è una missione – dice – che abbiamo svolto con dedizione e maggiore impegno». Le fa eco una sua collega: «Ogni mattina usciamo di casa per andare al lavoro, non sappiamo mai cosa ci aspetta, ma sappiamo di avere una grande responsabilità. La gente si affida e si fida di noi e noi dobbiamo fare tutto il possibile per curarli e farli sentire al sicuro».

 

Un altro infermiere racconta diversi episodi di pazienti in apprensione: «Ogni mattina – ricorda – facevamo un briefing in reparto. Siamo stati infermieri, ma spesso siamo stati figli o nipoti di pazienti spaventati per una febbre».

 

Non hanno mai smesso di lavorare neppure i medici di famiglia. «Ho avuto in cura il primo paziente positivo al Covid – spiega una di loro – ma abbiamo seguito il protocollo. Abbiamo utilizzato scrupolosamente tutti i dispositivi anti contagio e siamo riusciti a contenere l'epidemia». Hanno lavorato in trincea, come i medici dell'obi Covid: «È stata dura, ma ce l'abbiamo fatta, almeno per il momento».

 

Medici, infermieri e forze dell'ordine che hanno combattuto e stanno continuando a combattere contro un nemico invisibile. Che ci hanno protetti, curati e ci hanno insegnato a convivere con il virus.