Tutelare i diritti di chi vive il dramma delle patologie tumorali, non solo dal punto vista medico ma anche sociale e giuridico. È in corso a Roma la quattro giorni organizzata da Favo, Federazione italiana delle associazioni di volontariato in Oncologia, per la XVII Giornata nazionale del malato oncologico. L’evento, iniziato giovedì 12 maggio con la presentazione del quattordicesimo Rapporto sulla condizione assistenziale del malato oncologico, proseguirà fino a domenica 15 nel centro congressi di Roma Eventi Piazza di Spagna. Tra le voci più significative quella di Francesco De Lorenzo, presidente Favo.

Professor De Lorenzo, com’è cambiata la condizione del malato oncologico in questi due anni dopo la pandemia?

«Le cinquecento associazioni federate a Favo rappresentano le antenne sul territorio per intercettare i bisogni dei malati e le carenze nel percorso di cura della malattia. Oggi siamo nel mezzo di un una emergenza oncologica: carenze strutturali dell’assistenza sanitaria, ritardi nell’accesso agli screening e nell’attività chirurgica, aumento delle disuguaglianze.La drammatica esperienza della pandemia, non ancora del tutto alle nostre spalle, ha confermato l’importanzadi garantire il pieno funzionamento del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), tuttavia portandone allo scoperto rilevanti deficit strutturali. Durante le settimane più difficili dell’emergenza è apparso chiaro che il livello di disuguaglianza territoriale raggiunto richiede ormai interventi correttivi immediati, e che l’orizzonte dell’integrazione socio sanitaria è ancora molto lontano.

Una delle ultime vostre battaglie è, appunto, quella del diritto all’oblio. Perché oggi è importante il diritto all’oblio per i malati di cancro?

«È importante perché è un nuovo bisogno cui deve corrispondere un nuovo diritto. Oggi si guarisce dal cancro e questo è un aspetto importante da considerare dal punto di vista legislativo, tanto è vero che cinque paesi europei già hanno riconosciuto il diritto all’oblio e lo raccomanda anche il Parlamento europeo. Noi abbiamo fatto presentare una proposta di legge molto breve, proprio per far in modo che le persone che si sono ammalate di cancro e sono libere dalla malattia, dopo un certo numero di anni possano essere paragonate – in termini di aspettativa di vita – alle persone che non hanno avuto il cancro. Abbiano cioè il diritto a non dover dichiarare di aver avuto un tumore in caso di richieste di mutui o in caso di assicurazione sulla vita. Condizione questa che, ad oggi, è una barriera per ottenere diritti che per tutti sono sacrosanti».