Una malattia rarissima, che colpisce una persona su un milione. Una mente eccelsa, proprio quella della milionesima persona. E un esercito di studenti universitari pronti a salvare il loro professore. Sono questi gli ingredienti di una storia tutta calabrese che ha visto nelle ultime settimane una straordinaria gara di solidarietà per aiutare Giuseppe Marino, 61 anni, docente di Analisi matematica all'Università della Calabria. Il suo nome è presente nella classifica degli scienziati più importanti del mondo redatta dalla società statunitense Thomson Reuter, unico calabrese a figurare nella sezione dedicata ai matematici su un totale di 4 italiani. Per i risultati del suo lavoro, il presidente Sergio Mattarella gli conferito, nel maggio scorso, l’onorificenza di commendatore al merito della Repubblica.

 

Poi è arrivata la malattia. Improvvisa, devastante. Con i sintomi scambiati in un primo momento per stanchezza. «Una spossatezza inusuale per me che sono sempre stato molto attivo - ha scritto Marino ai suoi studenti in una lettera aperta -. Attribuivo questo all’estate eccezionalmente calda che abbiamo avuto e non pensavo affatto a una malattia. Mi sono svegliato qualche volta con degli ematomi sulle braccia e sul torace. Quand’ero piccolo ricordo che al mio paese si chiamavano “i pizzicotti dei morti” e dunque anche per questo non ci ho pensato più di tanto».

 

Invece, la situazione era già grave ed è diventata evidente a tutti il 17 agosto, durante una giornata in spiaggia con la famiglia. «Siamo andati al mare io, mia moglie e il nostro nipotino - scrive ancora il professore -. Mi sono messo seduto perché al solito mi sentivo troppo debole e ho avvertito un formicolio all’indice e al medio destri. Ho cercato di strofinarli con l’altra mano ma dopo pochi secondi il formicolio è passato all’intero braccio destro. Ho capito cosa stava succedendo ed ho cercato di chiamare mia moglie che giocava col bambino. Purtroppo non riuscivo più a parlare decentemente ma solo a emettere suoni gutturali».

 

La paura di un’ischemia, la corsa in ospedale e le prime indagini. Ai medici dell’Annunziata di Cosenza non ci è voluto molto per capire di cosa si trattasse: sindrome di Moschowitz, una malattia che manda in tilt gli equilibri ematici, alterando il comportamento delle piastrine. Rarissima, vero, ma in Calabria ha un’incidenza superiore alla media nazionale e non si sa perché.

 

L’unica cura è “lavare” il sangue e assicurare il ricambio continuo del plasma. Una procedura che deve essere effettuata quotidianamente per diversi giorni, con un’esigenza di almeno 4 litri di sangue al giorno. Servono donatori. Tanti donatori. Nonostante sia piena estate la notizia si sparge in fretta sui social e all’Unical. Gli appelli su Facebook rimbalzano di pagina in pagina e i suoi studenti, molti dei quali interrompono le vacanze, corrono all’Annunziata. Uno, dieci, venti… non si fermano più.

 

«In 4 giorni si sono presentate oltre 100 persone - racconta la volontaria che ha coordinato la raccolta di sangue per l’associazione Gianmarco De Maria -. In estate le donazioni diminuiscono sensibilmente e questo può causare difficoltà in caso di emergenze. È stato davvero bello vedere tutti quei ragazzi arrivare da noi per il loro professore. Hanno donato sangue in abbondanza, contribuendo a rimpinguare le nostre scorte al di là del caso specifico».

La cura inizia, fa effetto e lui si riprende. La prima cosa che fa appena riesce a reggere la fatica, è scrivere una lettera aperta ai suoi studenti.

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«Prima - racconta - avevo sempre la vostra spiritualità nel mio cuore e nella mia mente, mentre ora ho anche un poco del vostro sangue. Ma non di uno studente o due. Di decine e decine. È una sensazione nuova che ancora non capisco pienamente. Spero di avere abbastanza futuro da comprenderla bene. È una cosa meravigliosa di cui non potrò mai ringraziarvi abbastanza».

 

Parole commosse di un uomo che pur nella sfortuna delle statistiche cliniche ha avuto la grande opportunità di percepire l’affetto che lo circonda. Quando fu classificato come uno dei migliori matematici al mondo, rifiutò offerte di lavoro negli Stati Uniti e in Cina. «Voglio restare in Calabria - disse - la soddisfazione che mi danno i miei studenti è impagabile». Una scelta ripagata ora con litri e litri di vita liquida. Ma il pericolo non è passato e Marino lo sa.

 

«Vi ho voluto scrivere oggi perché se domani gli esami non dovessero essere buoni c’è il rischio che non avrei avuto più la forza di farlo - conclude -. Comunque vadano le cose abbiamo dato tutti assieme testimonianza che vivere un momento così bello di aggregazione fra studenti e docenti è stata una cosa di uno splendore e di un piacere immenso. Vi ringrazio tutti e vi voglio bene (e per questo non vi regalo gli esami, ma mi sforzo di insegnarvi a meritarli)».

 

Enrico De Girolamo