Sul Tirreno cosentino il caos regna sovrano, la sanità continua ad essere una patata bollente e le speculazioni sono all'ordine del giorno. L'ultima, in ordine di tempo, riguarda le notizie sul polo chirurgico della costa, "conteso" dai due ospedali e al centro di un confuso gioco di potere. Due giorni fa il direttore sanitario dello spoke Cetraro-Paola, nosocomi fotocopia distanti 25 chilometri uno dall'altro, aveva disposto il trasferimento del polo chirurgico dal Paola a Cetraro, perché al San Francesco non c'è il reparto di Rianimazione (rimasto invece al presidio Iannelli nonostante l'inutilizzo delle sale operatorie), e questo creerebbe rischi e pericoli per la salute dei pazienti. Graziano Di Natale, consigliere provinciale paolano, si era opposto alla decisione di Vincenzo Cesareo annunciando l'invio di un esposto alla procura della Repubblica. Nel pomeriggio di ieri l'annuncio: «A seguito della nostra protesta il Generale Cotticelli, Commissario per il piano di rientro, ha sospeso il provvedimento con cui il direttore sanitario aveva disposto il trasferimento delle emergenze urgenze chirurgiche dalla struttura ospedaliera di Paola a quella di Cetraro. La salute dei nostri cittadini prima di tutto». Ma le cose stanno davvero così?

La sospensione

Di vero c'è che il provvedimento, che avrebbe dovuto essere attuato a partire da domani, risulta momentaneamente sospeso. Ma, almeno per il momento, la presunta illegittimità o l'inadeguatezza, c'entra poco o nulla. Il commissario Cotticelli ha sospeso ogni decisione fino al lunedì prossimo, data in cui il commissario ad acta farà rientro. Il generale dei carabinieri in prestito alla sanità, infatti, da una settimana risulta assente per motivi personali. Per lo stesso, identico motivo, tre giorni fa è saltata la decisione in merito al punto nascita dell'ospedale di Cetraro, anch'esso momentaneamente sospeso in attesa che si risolvano le criticità riscontrate durante le ispezioni effettuate in seguito alla morte di Santino Adamo, la 36enne stroncata da un'emorragia dopo il parto.

«L'ospedale di Paola chiuderà»

Non solo, quindi, Cotticelli potrebbe decidere di autorizzare il trasferimento del polo chirurgico, potrebbe anche decidere di rivedere l'organizzazione sanitaria dell'intero comprensorio. Da settimane non si parla d'altro negli ambienti. Sul tavolo dell'ufficio di Cotticelli, infatti, campeggia un documento, che descrive nel dettaglio la situazione. «O si cambia o si chiude», è scritto in sintesi nelle carte che riassumono tutte le criticità riscontrate negli ultimi due anni e che sono state risolte solo in parte, in minima parte.

Le gravi criticità

Tre le oltre 200 contestazioni registrate e documentate dalla procura della Repubblica di Paola, ce ne sono almeno due che potrebbero decretare la chiusura del nosocomio: rischio dissesto idrogeologico R4 e mancata agibilità.

«Lo stabilimento di Paola, come noto - è scritto nel documento finito nelle mani di Cotticelli - sussiste su una faglia sismica tanto da essere indicato dalla relazione Barbieri (Franco Barbieri, ex capo della protezione civile nazionale, anno 1999), come l'ospedale pubblico calabrese a più alto rischio sismico. A ciò aggiungasi che essendo stato costruito su di un cimitero interrato, è afflitto da una frana profonda e geologicamente pericolosissima tanto da essere individuata quale zona a rischio R4 (il più alto, ndr) ed in contino movimento».

Ed ancora: «La struttura è obsoleta e sprovvista della prescritta agibilità. Le sale operatorie, che sono solo due (una deve essere riservata h24 per le urgenze ed una riservata alla chirurgia d'elezione) sono state spesso attenzionate dal gruppo dei carabinieri dei Nas che hanno notificato all'Asp delle prescrizioni che non sono mai state ottemperate». Ed infine: «L'area chirurgica non può essere allocata nella struttura perché esiste un solo ascensore porta lettiga obsoleto che spesso si guasta per cui i pazienti devono essere portati a spalla».