Le attività ambulatoriali del reparto di Ginecologia dell’ospedale di Lamezia Terme sono state sospese. È quanto viene riferito in una nota stampa dell’amministrazione comunale nella quale si specifica che, in data odierna, è stato comunicato alla commissione prefettizia dell’Asp di Catanzaro, un incontro urgente in programma nella giornata di lunedì 13 gennaio.

Il vertice vedrà la partecipazione del sindaco Mascaro, dell’assessore con delega alla Salute, presidente del Consiglio comunale e presidente della competente commissione consiliare che incontreranno il personale sanitario del presidio ospedaliero di Lamezia Terme al fine di mettere a fuoco le criticità e poter concertare interventi che possano migliorare il livello di assistenza.

Mancano i medici

A provocare la sospensione degli ambulatori, la carenza di medici. Carenze che, nel recente passato, hanno causato l’interruzione delle attività ambulatoriali del reparto di cardiologia e la riduzione del numero dei posti letto e delle attività ambulatoriali del reparto di medicina (per approfondire, CLICCA QUI).

Punto nascite a rischio

È evidente, si legge nella comunicazione, il grave pregiudizio che grava sui cittadini lametini e del comprensorio e le probabili ricadute nel lungo periodo: «L’attività ambulatoriale- si ribadisce- è assolutamente necessaria per alcuni reparti, come la ginecologia, ove si consideri che una donna in gravidanza che non potrà più effettuare i controlli ecografici previsti dai protocolli medici e dovrà rivolgersi presso altre strutture sarà naturalmente portata a partorire in altri ospedali». È prevedibile, quindi «una riduzione del numero di nascite con il rischio concreto di una chiusura anche del punto nascite».

 

Individuare i problemi dell’ospedale

Oggi più che mai è quindi necessario individuare quelle che sono le criticità di un nosocomio che rappresenta il punto di riferimento non solo del comprensorio lametino ma di un’area ben più vasta «ed individuare anche quelle che possono essere le azioni per migliorare i servizi assistenziali e di cura dei pazienti».

«Di certo – si evidenzia in conclusione - non si potrà continuare ad assistersi passivamente a continue spoliazioni dell’ospedale e quindi dell’offerta sanitaria su un territorio che ha, al contrario, il sacrosanto diritto di un netto miglioramento dei servizi».