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“Le strutture socio-sanitarie accreditate, come Rsa e Case Protette, in Calabria vivono in affanno per i contenziosi insorti in merito alla titolarita' della copertura delle rette per i servizi che risulta alquanto nebulosa a seguito di modifiche della normativa regionale e degli interventi giurisprudenziali che sono seguiti". La denuncia è del capoguppo di Fi alla Regione, Alessandro Nicolo'. "Si assiste, oggi - dice - ad un continuo scaricabarile, al 'rimpallo' di responsabilita' tra Regione ed Aziende Sanitarie che in un primo tempo erano compartecipi nel pagamento delle rette sulla base di quote. Successivamente, una legge regionale nel 2010 dispose il totale carico delle rette in capo alle Aziende Sanitarie, previsione poi annullata dalla Corte Costituzionale che ristabili' le statuizioni originarie.
L'avvicendarsi di interventi normative e pronunce giurisprudenziali ha prodotto disorientamento ed una costante incertezza per gli erogatori rispetto alla riscossione della quota sociale delle rette che - fa rilevare - secondo le ultime pronunce della Corte di Cassazione, deve essere versata dalle Aziende Sanitarie con un passaggio non irrilevante: i fondi con cui pagare le strutture, le Asp devono riceverli dalla Regione la quale, pero', a sua volta ha gia' corrisposto le somme alla maggior parte delle strutture. Un vero e proprio corto circuito, dunque - secondo il capogruppo di Fi - che rischia di creare intoppi, se non persino di bloccare la continuita' gestionale ed assistenziale da parte delle strutture che lamentano gia' grandi difficolta' nella garanzia dei servizi. Ne' la situazione e' resa piu' agevole - prosegue - dalla struttura commissariale che da ultimo ha deliberato l'abbattimento delle rette di alcune prestazioni, assieme ad una importante riduzione del personale, penalizzando in particolar modo le strutture private della provincia di Reggio Calabria, tagliando di oltre 10 milioni - da 32,3 a 23,7 milioni - rispetto all'anno precedente le risorse assegnate all'Asp reggina con una decurtazione di circa il 30%".
Decisione, quest'ultima, che secondo Nicolo' incide sui livelli occupazionali compromettendo il futuro e la serenita' di molti lavoratori e delle relative famiglie. "Una situazione che - dice - ove non sanata, rischia di esplodere travolgendo un settore che da' occupazione stabile a circa cinque mila persone con gli inevitabili drammatici effetti sociali che ne seguiranno. La disabilita' cronica e l'anzianita' che necessitano spesso di assistenza continua - anche alla luce dell'invecchiamento della popolazione e del dilatarsi delle aspettative di vita - impongono un ragionamento sul valore e l'importanza del servizio offerto dalle Rsa e delle Case di Cura. Il presidente Oliverio e la struttura commissariale - conclude - dovrebbero tempestivamente recuperare una situazione che rischia di inficiare i servizi essenziali alla persona in una realta' che gia' subisce le conseguenze di una sanita' pubblica deficitaria per la chiusura di strutture, presidi primari e posti letto".