La Stazione unica rientra nelle sue funzioni grazie a un emendamento al Semplificazione. Il commissariamento delle gare aveva aumentato costi e ritardi del sistema
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È una sola frase a far riguadagnare alla Calabria una parte, certamente non residuale, di competenze sottrattegli nell'aprile del 2019, quando il Governo decideva il supercommissariamento della sanità regionale. L'inversione di marcia avviene dopo oltre un anno di inciampi burocratici e rallentamenti che non hanno aiutato la Calabria, al contrario l'hanno rigettata in un caos amministrativo senza precedenti.
Il rientro nelle competenze
La stazione unica appaltante della Cittadella potrà tornare a gestire gli appalti per la fornitura di servizi sanitari. La modifica è stata introdotta nel testo del decreto Semplificazione approvato ieri alla Camera e in attesa adesso di entrare in vigore con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. Un solo rigo che depenna però il fulcro dell'articolo 6 del decreto Calabria, nella parte in cui esautora la centrale di committenza della Cittadella affidando la gestione di tutte le gare ad altre regioni d'Italia.
Il decreto Calabria
Al comma 1 si prevedeva, infatti, un'operazione di «razionalizzazione degli acquisti della pubblica amministrazione, previa convenzione, con centrali di committenza di altre regioni per l’affidamento di appalti di lavori, servizi e forniture». E non è un caso se a distanza di un anno in un decreto denominato Semplificazione, da Roma si decide per un passo indietro, un'azione che probabilmente non ha portato i frutti sperati.
Il travaglio delle gare
Mesi sono trascorsi, infatti, prima che il commissario ad acta per il piano di rientro dal deficit sanitario in Calabria, Saverio Cotticelli, sottoscrivesse l'accordo con un'agenzia per governare le gare d'appalto e le forniture di servizi per il sistema sanitario regionale: prima Soresa, società strumentale dalla Regione Campania, e poi Invitalia, agenzia controllata dal ministero dell'Economia. Mesi di ritardi mentre le gare scadute continuavano ad essere prorogate sine die producendo un aggravio dei costi per l'impasse di non poter rivolgersi al mercato nè sospendere l'acquisto delle forniture sanitarie.
Il caso Invitalia
In alcuni casi pagando vere e proprie "tasse" sulla gestione delle gare come nel caso della Casa della Salute di Chiaravalle. Per portare a termine la procedura Invitalia ha infatti chiesto all'Azienda sanitaria provinciale di Catanzaro 65mila euro su un appalto del valore di circa 8 milioni.
La marcia indietro
Il Governo torna quindi sui suoi passi, certificando implicitamente il fallimento della misura. L'emendamento introdotto nel testo del decreto Semplificazione è stato proposto dalla senatrice calabrese di Italia Viva, Silvia Vono, e approvato ieri alla Camera introducendo una modifica all'articolo 6 del decreto Calabria: la Regione riacquista una quota di normalità, dopo un anno di sperimentazioni.