Il Tribunale di Reggio aveva dato in affido Moise a due coniugi cagliaritani viste le difficoltà socio-economiche della famiglia biologica
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«Era tutto predisposto, fino a ieri nel tardo pomeriggio, affinché dall’aeroporto di Catania un’aeroambulanza privata partisse alla volta di Cagliari per consegnare Moise all’ospedale del capoluogo sardo e, nei prossimi giorni, farlo giungere alla famiglia-comunità cui è stato dato in affido. Purtroppo, non è andata così». È quanto dichiara il Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della Regione Calabria, Antonio Marziale.
«Il piccolo - ricorda il Garante - è ospedalizzato dalla nascita, prima a Polistena, poi al Policlinico di Messina. Ha due anni e mezzo. Il Tribunale per i Minorenni di Reggio Calabria l’ha dato in affido a due coniugi cagliaritani della Comunità ‘Papa Giovanni XXIII’ in quanto la famiglia biologica versa in serie difficoltà socio-economiche. L’ultimo provvedimento dei magistrati risale al dicembre del 2017, ma per una serie di incomprensibili quanto inaccettabili cavilli, il piccolo è ancora in ospedale».
La storia di Moise
«Nei giorni scorsi - continua Marziale - la tutrice del piccolo ha sollecitato al mio ufficio l’esecuzione del provvedimento, seppur già mi ero occupato del bambino in tal senso già un anno e mezzo fa. Mi sono, perciò, interfacciato con il presidente del Tribunale per i minorenni di Reggio Calabria, Roberto Di Bella, e da lì a poche ore mi sono recato al Policlinico di Messina, trovando il bimbo in terapia intensiva pediatrica. Il dirigente medico del reparto mi ha riferito che il bimbo avrebbe potuto lasciare l’ospedale con un semplice volo di linea entro pochi giorni, solo con i genitori affidatari muniti dei presidi medico-sanitari. Rispettando il suo parere di specialista, tuttavia mi è sembrato rischioso che Moise potesse viaggiare senza la dovuta assistenza medica e strumentale, perciò ho convocato una conferenza stampa e con il prezioso sostegno dei colleghi giornalisti abbiamo mosso le acque, al punto che il direttore del reparto di pediatria dell’Azienda Ospedaliera Ciaccio-Pugliese di Catanzaro, Giuseppe Raiola, si è offerto a titolo gratuito di assistere il bimbo in viaggio perché dal Policlinico di Messina nessun infermiere o medico sarebbe partito al suo seguito. Insieme a Raiola, sarebbero stati sul volo il direttore della chirurgica pediatrica Domenico Salerno e il dirigente medico anestesista Pietro Maglio, il tutto con l’autorizzazione del direttore generale Giuseppe Panella. Nel frattempo, il Questore di Reggio Calabria, Raffaele Grassi, e il suo Capo di Gabinetto, Aldo Fusco, hanno profuso un impegno senza condizioni di sorta per agevolare il trasferimento del piccolo».
Il bimbo non è stato dimesso dall’ospedale
«Ho, invano, cercato un volo di Stato anche tramite le prefetture di Reggio e Messina - incalza il Garante - ma mancando la voce “imminente pericolo di morte” non è stato possibile ottenerlo, anche se paradossalmente proprio al Policlinico, nel giorno della mia visita a Moise, mi è stato detto che se fosse rimasto ancora lì, una terza infezione, dopo due già contratte, sarebbe stata letale per il bimbo. Fatto sta che ho impegnato risorse dal mio risicatissimo bilancio ed ho organizzato un’aeroambulanza, ma nelle ultime ore è sopraggiunto uno schock settico e il Policlinico di Messina autorizzava la “trasferibilità” del bambino, ma non la “dimissibilitá”, per cui il tutto è stato annullato».
Il trasferimento per garantire una qualità di vita migliore
«La storia di Moise – ha sottolineato Marziale - è, al netto delle constatazioni medico-diagnostiche, da considerarsi uno scandalo per i colpevoli ritardi che andranno certamente appurati dalle istituzioni competenti. Il bambino è gravemente malato, il trasferimento in famiglia affidataria è volto ad agevolare stimoli culturali ed ambientali, se non altro per garantirgli una qualità di vita migliore. Non si capisce perché tanta lentezza e macchinosità. Non si capisce perché i presìdi medico-sanitari siano stati consegnati ai genitori affidatari del piccolo, nel frattempo giunti a Messina, soltanto a fine maggio di quest’anno e collaudati il 7 giugno. Non si capisce perché debba intervenire il Garante a sostenere compiti e oneri spettanti a ben altre amministrazioni. Non si capiscono tante altre cose che renderò note in questi giorni dopo aver relazionato all’autorità giudiziaria». «Il mio ufficio - rileva il Garante - rimane a disposizione del bambino per ogni qualsivoglia evenienza, così come lo staff medico del Ciaccio-Pugliese di Catanzaro, che non smetterò mai di ringraziare, meritevole del plauso della comunità intera, per l’immediata disponibilità a mettere così alta specializzazione a disposizione di un bimbo tanto sfortunato. Con il presidente Roberto Di Bella, con i dirigenti medici catanzaresi, abbiamo condiviso giornate di consultazioni febbrili, supportati dai miei preziosissimi ed insostituibili collaboratori, facendo i conti con diagnosi mutanti da un momento all’altro e con un meccanismo burocratico lentamente spietato, a tratti disumano, popolato da sin troppi attori in affanno tra pratiche e carte a scapito di un piccolino che non ha mai visto nemmeno per un secondo la luce del sole. Adesso - conclude Marziale - l’importante è che Moise superi le criticità in corso».
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