«Ai medici dico che devono stare attenti perché hanno a che fare con persone. Cosa avrebbero fatto i miei quattro figli, la mia piccolina che non ha ancora un anno se non ci fossi stata più?». Ha un sorriso mesto e lo sguardo triste Daniela Sgarlato. Ci accoglie nella sua casa di Palmi insieme a suo marito Antonello e la piccola Stefania. Sono passati più di nove mesi dall’inizio del suo calvario e i segni dell’immane sofferenza che ha patito sono ancora impressi nei suoi begli occhi castani e in quel sorriso malinconico.


Il calvario della signora Daniela è iniziato l’8 marzo scorso quando ha messo al mondo il suo quarto figlio, una bambina. Ha vissuto sette mesi con un rotolo di garza nell’addome, sopportando dolori lancinanti e subendo diagnosi sballate da quegli stessi medici, dell’ospedale di Polistena, che avrebbero dovuto garantire la sua salute. Nessuno, tra chi l’aveva fatta partorire, si era accorto della presenza di quelle garze; un errore ripetuto nei mesi successivi con diagnosi sbagliate fino all’individuazione del problema e ai due nuovi interventi chirurgici: il primo per eliminare quel corpo estraneo, l’altro per una infezione all’intestino che quella garza aveva provocato.


«Quando finalmente hanno individuato il problema – ha dichiarato la signora Sgarlato – è iniziato il mio calvario. Mi hanno sottoposto a un intervento in laparoscopia per estrarre la garza. Poi, però, a causa della permanenza di quel corpo estraneo hanno scoperto un’infezione che li ha costretti a un nuovo intervento per recidere un pezzo di intestino. È stato un incubo: sono rimasta settimane in ospedale senza mangiare, prendendo degli antibiotici molto forti con il pensiero sempre ai miei figli, alla mia piccola Stefania che non poteva stare con la sua mamma».


E nonostante la procura di Palmi ha immediatamente aperto un fascicolo e messo sotto indagine 10 sanitari dell’ospedale di Polistena, la vita della signora Daniela è ormai cambiata in maniera definitiva. «Sto ancora male – ha concluso – non ho la forza di fare quasi niente, non posso prendere in braccio la bambina né cambiarla. Mi aiuta mio marito. Prima mi occupavo io della casa e dei miei figli. Adesso non posso più fare quello che facevo prima».