«Se non mi faranno curare a Reggio io mi lascerò morire. Verrò qua in piazza e morirò. Già devo combattere con la malattia, posso pure combattere con le Istituzioni che dovrebbero garantire i nostri diritti?». È davvero disperata Aisha: da solo una settimana ha scoperto di dover sottoporsi alla dialisi, ma per lei non c’è posto. Al “grande ospedale metropolitano” di Reggio Calabria, dopo i primi cicli di assistenza, le hanno già comunicato che se vorrà continuare il trattamento da lunedì, dovrà recarsi a spese proprie a Melito Porto Salvo o a Scilla.

 

La donna, 54enne malata nefrologica grave, vive con soli 350 euro di pensione di invalidità e ha due figli a carico. Non può permettersi di pagare né un autista, né un servizio navetta. In alternativa potrebbe andare a Messina, ma la trasferta è estenuante e non potrebbe affrontare il viaggio. «In ospedale a Reggio sono stati chiari: da lunedì devo andare altrove - ci dice rammaricata - io non ho le possibilità economiche di andare in provincia e a Messina non posso proprio andare. Io sto male ogni volta che faccio la dialisi; è impensabile andare tre volte la settimana, preferisco non fare niente».


Stamani la 54enne, originaria di Casablanca, ma reggina di adozione da ben 21 anni, si è recata in Comune, accompagnata da Francesco Puntillo, delegato provinciale Aned, l’associazione che tutela e assiste gli emodializzati, e ha chiesto l’intervento del sindaco Giuseppe Falcomatà: «Mi sento abbandonata. Sento la mia dignità calpestata. Ho dovuto richiedere l’intervento del sindaco affinché possa aiutarmi a rimanere a Reggio. Non l’ho fatto solo per me, ma per tutti quei malati che a breve saranno nella mia situazione. É impensabile chiederci di andare fuori città. Mi auguro davvero - conclude - che il primo cittadino possa farsi quale portavoce della mia richiesta. Non voglio neanche pensare cosa succederà se lunedì non potrà fare la dialisi a Reggio».


Si tratta infatti, di un problema per l’intera città. L’emergenza delle trasferte oltre lo Stretto per i dializzati solo qualche mese fa sembrava essere terminata, ma non per chi si ammala adesso. Posti al “Gom” non ce ne sono più e chi deve sottoporsi al trattamento deve necessariamente andare altrove. Il reparto di Nefrologia, tra mille difficoltà, sopperisce alle lacune dell’Asp che dopo anni e anni di proclami ancora non ha provveduto a costruire un centro dialitico territoriale; una funzione di fatto svolta dall’ospedale che però non ha i mezzi e il personale sufficiente. Altra promessa caduta nel vuoto è quella dell’attivazione di un servizio navetta gratuito per gli ospedali della provincia. In buona sostanza i malati o vengono accompagnati dai propri familiari, qualora ci siano, oppure devono andare guidando la propria auto e così di fatto mettono a rischio al propria incolumità e quella degli altri. Dopo il trattamento infatti, la pressione arteriosa è alle “stelle” e guidare un veicolo vuol dire aumentare il rischio di compiere incidenti.

 

Chi invece, non ha né parenti, né un'auto, né capacità economiche per pagare una navetta che tre volte la settimana deve effettuare 40 chilometri circa all’andata, e 40 chilometri circa al ritorno, se fosse per l’Asp può tranquillamente, si fa per dire, non curarsi. L’ente di via Diana dovrebbe anche elargire i rimborsi spese per chi si reca autonomamente, ma per ottenerli passa almeno un anno e il rimborso è solo parziale.

L'emergenza dialisi

«Aicha è la prima paziente - dichiara alla nostra testata Francesco Puntillo dell’Aned - che purtroppo riaccende questa problematica e dietro di lei, purtroppo ahimè, ci sono tanti altri pazienti che già da lunedì hanno inziato l’esodo verso Melito e ce ne sono tanti altri che seguiranno questa strada. L’Asp - chiosa il delagato provinciale - ha promesso tante e tante cose che adesso siamo veramente disgustati, così come lo siamo dal comportamento del dipartimento regionale “tutela della salute”, e siamo anche arrabbiati per questo nuovo “corso” tanto acclamato dal ministro Grillo. Di questo nuovo corso, infatti, al momento non abbiamo visto nulla». La denuncia dell’Aned è netta: «Alla Regione Calabria credono che a Reggio si siano risolti tutti i problemi. È una falsità - conclude Puntillo - siamo in assoluta emrgenza per quanto riguarda i posti dialisi».