Nel corso della consueta rubrica Tg Salute, realizzata in collaborazione con il Dipartimento Scienze Mediche e Chirurgiche dell'Università Magna Graecia di Catanzaro, diretto dal professore Arturo Pujia, curata da Rossella Galati, in onda ogni martedì, Teresa Vanessa Fiorentino, professore associato di medicina interna del policlinico universitario, ha spiegato perché è importante fare diagnosi precoce di diabete e pre-diabete e quali sono ad oggi i criteri usati e le attività di ricerca per riconoscere questa condizione.

«Diagnosticare precocemente il diabete ci permette di poter mettere in atto tutte quelle strategie terapeutiche capaci di controllare la malattia e contrastare lo sviluppo delle complicanze micro e macrovascolari causate dal diabete stesso – spiega la Fiorentino -. Riconoscere le persone con prediabete, una condizione di intermedia iperglicemia che spesso precede il diabete, rappresenta il primo passo per poter attuare una serie di misure preventive volte a ridurre il rischio di sviluppare la malattia diabetica e le complicanze ad essa associate. Attualmente i criteri per porre diagnosi di diabete e prediabete si basano sulla misurazione della glicemia a digiuno, dei livelli di emoglobina glicata e dei valori di glicemia dopo 2 ore dal carico orale di glucosio, un test diagnostico che viene routinariamente eseguito presso l’UOC di Medicina Interna del Policlinico Universitario di Catanzaro, Università Magna Graecia, in cui si somministra per via orale una determinata quantità di glucosio seguita dalla misurazione della glicemia dopo 2 ore dall’inizio del test».

Risultati della ricerca

Quali sono i risultati della sua ricerca, le chiediamo ancora, che stanno avendo un impatto su questo scenario? «Nel corso degli anni, la mia attività di ricerca condotta assieme all’intera equipe della Medicina Interna del Policlinico Universitario di Catanzaro, Università Magna Graecia, ha dimostrato che tra i soggetti classificati come normali secondo i valori di glicemia a digiuno, dopo 2 ore dal carico orale di glucosio e di emoglobina glicata, esiste una considerevole porzione di individui che in realtà ha un alterato metabolismo del glucosio e presenta un elevato rischio di sviluppare diabete. Questi soggetti sono caratterizzati dall’avere elevati livelli di glicemia dopo un’ora dal carico orale di glucosio. Abbiamo infatti dimostrato che i soggetti con elevati livelli di glicemia alla prima ora durante curva da carico di glucosio hanno un aumentato rischio di diventare diabetici e presentano una serie di alterazioni a livello cardiovascolare, renale ed epatico. Questi risultati hanno recentemente spinto la Federazione Internazionale di Diabete (IDF) a rilasciare un Position Statement, a cui io stessa ho partecipato, per raccomandare la misurazione della glicemia dopo un’ora dal carico orale di glucosio come test diagnostico per il diabete e il prediabete».

Innalzamento della glicemia

Quali sono in conclusione le cause di quest’innalzamento della glicemia dopo un’ora dal carico orale di glucosio? «La mia attività di ricerca di tipo sia clinico che molecolare/traslazionale – chiarisce la specialista - ci ha permesso di dimostrare che i soggetti con elevati livelli di glicemia dopo un’ora dal carico orale di glucosio presentano una riduzione della secrezione dell’insulina, l’ormone che normalmente abbassa la glicemia, e della sua azione nei tessuti bersaglio come il fegato, il muscolo e il tessuto adiposo. Inoltre, recentemente, abbiamo dimostrato che i soggetti con iperglicemia alla prima ora durante curva da carico di glucosio hanno a livello intestinale un’aumentata quantità del trasportatore del glucosio SGLT-1, molecola necessaria per l’assorbimento del glucosio introdotto con gli alimenti. Questi risultati suggeriscono che un aumentato e più rapido assorbimento intestinale del glucosio introdotto con la dieta, mediato dal trasportatore SGLT-1, gioca un ruolo importante nel determinare l’iperglicemia precoce post-prandiale e – conclude - può rappresentare un bersaglio terapeutico nel trattamento e nella prevenzione del diabete».