VIDEO | La famiglia di Giuseppe Amante, originario di Bovalino, distrutta dal dolore, chiede giustizia: «Ischemia non diagnosticata in tempo. Si poteva salvare»
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Soffriva da tre settimane ma nessuno, secondo i familiari, aveva capito perché. Un nuovo caso di presunta malasanità riaccende i riflettori sull’ospedale di Locri. Giuseppe Amante, 66enne di Bovalino, fino allo scorso dicembre godeva di buona salute. Poi i primi malesseri, con capogiro e vomito. I sintomi si ripresentano dopo due settimane. Seguono la corsa al pronto soccorso e una serie di esami. Col passare del tempo la situazione peggiora. Solo un medico comprende che sta molto male a causa di una probabile emorragia cerebrale.
Il suo calvario inizia nel reparto di Medicina ma solo alla fine, all'estremo delle forze e della sofferenza del paziente, i sanitari decidono che è meglio trasferirlo al Riuniti di Reggio, per un'ulteriore verifica radiologica. Qui l’amara scoperta: è ischemia. Ma ormai è troppo tardi. Dopo qualche ora di coma Giuseppe muore. Se sia stata negligenza da parte di qualcuno sarà solo un giudice a stabilirlo. La famiglia tuttavia non ci sta e la moglie Matilde, distrutta dal dolore, vuole vederci chiaro.
«La diagnosi precoce, attraverso un semplice esame radiologico, avrebbe potuto salvare la vita di mio marito – ha spiegato – e forse ancora lo avremmo avuto con noi. La giustizia chiarirà se è stato così, perché possa rispondere e chiarire su tutto un sistema che uccide la gente. Oggi è capitato a Giuseppe, domani a chi capiterà?».