«Ci sentiamo in dovere di ringraziare pubblicamente S.E. il Prefetto, Cosima Di Stani, per l’importante lavoro di mediazione svolto. A Lei vanno i più sentiti ringraziamenti da parte dell’azienda e di tutto il comitato per l’importante lavoro svolto, nell’auspicio che il tentativo di mediazione possa continuare anche nelle settimane a venire». Così il comitato “Noi Vogliamo il Marrelli Hospital” dopo l'incontro tenutosi ieri in prefettura a Crotone.


«Purtroppo – prosegue il comitato -, nonostante le sei ore di discussione e nonostante il lavoro di preparazione dei giorni precedenti, l’incontro di ieri pomeriggio in Prefettura non ha portato nessuna soluzione, anzi, ha certificato un chiaro ed evidente segno di chiusura da parte del Commissario Scura nei confronti della problematica prospettata».
Secondo il comitato, i responsabili della struttura avrebbero fatto sapere che «non è un problema di budget ma piuttosto di avere rimborsato le prestazioni che sono state già erogate ai pazienti crotonesi e calabresi, ed ancora il problema è capire che fare con le prestazioni che dovranno essere erogate nei prossimi mesi».


«La inadeguatezza alla problematica – continua il comitato - anche da parte dell’Asp di Crotone e la insensibilità, oltre che mancanza di volontà, da parte del Commissario rispetto alla situazione clinica e sanitaria dei pazienti in cura presso la struttura, ha inasprito gli animi e fatto alzare i toni, ma soprattutto ha convinto più che mai il comitato di dipendenti e sostenitori, riunitosi oggi in assemblea generale, che adesso è giunto il momento di spostare la protesta a Roma».
Per questi motivi sarà la Piazza di Montecitorio, martedì 2 Ottobre, «la nuova sede dove manifestare il disagio di un’azienda crotonese e di una rappresentanza di cittadini ed amministratori, con l’obiettivo di porre l’attenzione sulla problematica, a livello nazionale. I vertici del gruppo imprenditoriale crotonese, ovviamente, saranno insieme a tutti i lavoratori durante la manifestazione».


Il comitato ha evidenziato che l’azienda «è un ospedale e chi si rivolge a noi lo fa perché c’è un’esigenza vera, reale, una “necessità”. Per questo non ci arrendiamo! Una situazione paradossale, come più volte è stata definita da chi questa vicenda non solo la vive, ma anche la subisce: i pazienti. Ogni anno, infatti, oltre 300 milioni vanno fuori regione, ciò significa che la Regione Calabria paga ad altre regioni le cure dei calabresi. Quindi oltre al danno, anche la beffa. Ecco perché non si tratta più solo di un problema di un’azienda, ma di una questione che riguarda l’intero territorio».