I pezzi di ricambio dureranno ancora per poco e già l'Aned mette in guardia su un rischio che potrebbe mettere in pericolo circa 130 pazienti emodializzati in tutta la Calabria. «Si tratta di un caso davvero eclatante, i medici nefrologi - spiega il segretario nazionale, Pasquale Scarmozzino - non possono curare come richiede il caso i pazienti dializzati per mancanza di ricambi provocati da problemi ambientali. Adesso saranno costretti a scegliere metodologie diverse e certamente non funzionali al benessere e alla qualità di vita del malato».

Le interdittive

Due ditte, una con sede a Gioia Tauro e l'altra a Crotone, hanno infatti ricevuto una interdittiva antimafia. I centri dialisi calabresi hanno quindi sospeso l'approvvigionamento dei dispositivi per effettuare una particolare tipologia di trattamento: la dialisi domiciliare. «Attualmente si sta andando a recuperare i ricambi che si trovano nei magazzini dei 37 centri dialisi per andare avanti fin quando è possibile. Ecco, non è accettabile l'inerzia del commissario ad acta. Chiedo che si attivi per trovare soluzioni al più presto».

L'appello al commissario

Una circostanza che potrebbe procurare non pochi problemi per i pazienti che ogni giorno effettuano la terapia salvavita: «È come se io - spiega il responsabile nazionale di Aned - dovessi avere bisogno di un farmaco e me ne somministrano un altro che è simile ma non è il migliore per la cura della mia patologia». L'appello è rivolto al commissario ad acta, Guido Longo, di farsi carico del problema approvvigionando i centri dialisi calabresi anche con ricambi acquistati da altre regioni di Italia: «È necessario l'intervento immediato di chi è preposto alla soluzione di questi problemi e invece sta fermo».