L’Asp di Reggio Calabria impone alla casa di riposo la somministrazione del tampone per il personale, pena la revoca della convenzione, ma siccome i test non sono disponibili la struttura continua a operare in un limbo di incertezza. Di più, dopo i tragici casi nei presidi similari di Chiaravalle e Bocchigliero, alla "San Francesco" di Rizziconi hanno pure ricevuto una ispezione dei carabinieri del Nas – che stanno passando al setaccio le “case” in tutta la regione – e, come se non bastasse, l’Asp deve pagare le rette degli ultimi 3 mesi dello scorso anno.

 

Insomma, ai tempi del coronavirus non è per niente facile la situazione nei centri che hanno in cura in vecchi, che si trovano a dover lottare – come nel caso della fondazione che ha sede a Rizziconi – sia contro la paura del contagio, ma anche contro l’incapacità della Regione di rifornirsi per tempo degli strumenti che servono. «Addirittura – commenta Maria Albanese, direttrice della Casa di riposo – l’Asp ci aveva detto di mettere a disposizione 2 infermieri, perché imparassero a fare i tamponi, ma non ci hanno mai chiamato per fargli fare le prove. Mi risulta che da Reggio sia partita una macchina con destinazione Locri per trasportare 500 tamponi, ma dalla Piana di Gioia Tauro il mezzo non è passato».

 

Sono in tutto 57 gli ospiti di questa che è una delle strutture più longeve. «Operiamo dal dopoguerra – prosegue Albanese – e posso dire che da quando vi è questo sistema delle convenzioni, non sono pochi quelli che lo fano a soli fini commerciali e non possono impiegare con gli anziani la stessa cura che impieghiamo noi».