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È spensierato Antonio. Oggi, 16 anni, gioca con il fratellino. In sella alle loro biciclette fanno a gara a chi raggiunge per primo il traguardo.
Antonio ama andare in bici, è uno dei suoi passatempi preferiti dopo il calcio, le cavalcate a cavallo, e in questo periodo estivo, il mare.
“Può vivere la sua vita. Non ci credevamo più”, racconta il padre mentre lo guarda con ammirazione. Poi fa un respiro profondo e inizia a raccontare il tragico incidente. A fare memoria di momenti che vorrebbe solo sigillare nel cassetto dei brutti ricordi.
Il giorno dell'incidente
“Era il 19 ottobre 2012, mio figlio viene schiacciato da un trattore. Resto impietrito e privo di ogni forza, se non quella di emettere un grido disumano che ha raggiunto il vicinato. Una donna si è avvicinata e ha subito allertato il 118”.
Trasportato in ospedale con l’elisoccorso, si temeva per la vita di Antonio. Per una settimana è stato in rianimazione. “Pensavamo non ce la facesse. I medici non si esprimevano, ci chiedevano di pazientare. Per giorni, non solo la vita di mio figlio, ma anche quella mia e di mia moglie, è rimasta appesa a un filo”, racconta Domenico. E quel filo sottile che ci tiene in bilico tra la vita e la morte, sospesi, impotenti, privati di tutto tranne dell’attesa e della speranza.
“La speranza non ci ha mai abbandonato. Non sapevamo cosa sarebbe accaduto, ma restavamo forti e certi, soprattutto mia moglie, che Antonio ce l’avrebbe fatta”.
Antonio inizia a migliorare
Col passare del tempo le condizioni generali del ragazzo miglioravano. “Il pericolo per la sua vita era stato superato. Ora restava la paura per la sua gamba. Andava amputata”, soggiunge il papà.
“Temevo di perdere la gamba ma mi sentivo rassicurato dalla presenza costante dei medici e della mia famiglia”, sono le uniche parole che Antonio ha voluto rilasciare.
La gamba non viene amputata
La storia però si è evoluta, anche in questo caso, verso un lieto fine. Il corpo medico, grazie a un lavoro di squadra, ha deciso di mantenere la gamba, nonostante la complessità del caso. “Amputare sarebbe stata la decisione più facile e veloce. Mantenere la gamba ci esponeva a un rischio più elevato: poteva anche condurre alla morte del paziente. Abbiamo voluto rischiare. Sono padre di due ragazzi coetanei di Antonio, non me la sono sentita di amputare la gamba”, afferma Francesco Abbonante, chirurgo plastico.
Oggi, a distanza di anni, anche lui si commuove pensando alla storia di Antonio.
Un ragazzo coraggioso
"Non posso dimenticare il suo coraggio", afferma Francesco Abbonante, chirurgo plastico. "Per un anno e mezzo il ragazzo ha subito diversi interventi, prima di poter fare uso della sua gamba. Nel periodo di degenza si è mostrato un vero combattente”, conclude il chirurgo plastico.
Lui, che da piccino aveva paura di accostarsi a un medico, “è stato molto coraggioso”, dice papà Domenico.
La forza Antonio l'ha trovata nel desiderio di vivere e nel pensiero di mamma e papà, ai quali voleva restituire la gioia e la serenità che accompagnava le loro giornate prima di quel tragico incidente.
Oggi Antonio può vivere la sua vita come un tempo, e con lui, anche i suoi genitori che lo guardano ancora con commozione e un pizzico di incredulità perché riconoscono che quanto accaduto ha anche del miracoloso.
Rosaria Giovannone