«Oggi, come un anno fa, lottavo tra la vita e la morte». Inizia cosi il racconto di Giuseppe Rago, trentottenne ricoverato nel reparto di Rianimazione del policlinico universitario Mater Domini di Catanzaro a causa di una grave insufficienza respiratoria acuta, provocata dal virus dell'influenza H1N1. Il giovane ha deciso di ringraziare pubblicamente utilizzando il suo profilo facebook tutti i medici e i sanitari del reparto, diretto da Paolo Navalesi. «Ringrazio con tutto il cuore i dottori, infermieri e operatori del reparto di rianimazione per avermi salvato la vita. Se non fosse per la loro esperienza e professionalità, oggi non avrei festeggiato il mio primo compleanno della nuova vita».

 

E' felice Giuseppe mentre festeggia spegnendo una candelina che metaforicamente sta ad indicare il primo anno della sua "nuova vita", quella che è iniziata quando le cure dei sanitari gli hanno consentito di ritornare a casa dopo essere giunto in rianimazione in gravissime condizioni cliniche. Il 38enne, ricoverato nel reparto Rianimazione e Terapia Intensiva dell’AOU Mater Domini di Catanzaro, come tanti altri pazienti che nel 2018 hanno contratto il virus dell'influenza H1N1, che in alcuni casi può provocare grave insufficienza respiratoria, ha risposto con successo al trattamento di Ecmo, tecnica che consiste nel prelevare il sangue povero di ossigeno da un vaso venoso, per essere ossigenato all’esterno dell’organismo attraverso un polmone artificiale per poi essere reimmesso in circolo.

 

L'Ecmo, che da soli due anni è nella disponibilità dell'equipe dell’UOC di Anestesia e Rianimazione - anche grazie al management dell'AOU Mater Domini all'epoca guidata dal direttore generale Antonio Belacastro e dal direttore sanitario Caterina De Filippo che hanno fortemente creduto ed investito nel progetto -   ha permesso di salvare numerosi pazienti che come Giuseppe Rago hanno sviluppato una imponente insufficienza respiratoria, per via di polmoniti estese ad entrambi i polmoni e che prima dovevano essere trasportati in urgenza fuori regione.

 

Il giovane si dice «felice che anche in Calabria esista la sanità di eccellenza. Altre persone, anche provenienti da altre regioni, che hanno avuto la mia stessa malattia e sono state curate a Germaneto, sono sopravvissute. Ora sto bene, sono tornato alla mia vita ed a fare il lavoro di sempre. Sono però consapevole che se mi fossi ammalato qualche anno addietro quando non c'era l'Ecmo in Calabria, forse non sarei qui a festeggiare la mia nuova vita».

 

l.c.