La proposta depositata in commissione Sanità al Consiglio regionale, ancora non è stata esaminata. Il processo d'integrazione è fermo al palo
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Un colpevole immobilismo nell’esaminare una proposta di legge, quella che farebbe da quadro normativo alla costituzione dell’azienda ospedaliera unica Pugliese-Mater Domini. È l’accusa che il consigliere regionale Arturo Bova muove alla commissione Sanità di Palazzo Campanella.
«Lo scorso 12 giugno ho spinto sull’acceleratore e ho depositato nella segreteria del Consiglio Regionale la proposta di legge n. 348. Da allora, però, la stessa è rimasta ferma, immobile, sulla scrivania del presidente della Commissione Sanità, Michelangelo Mirabello che, a tutt'oggi, non ha programmato la discussione. Ho scritto anche a lui, l’ho sentito telefonicamente più volte, e mi era stata assicurata l’imminente calendarizzazione del testo di legge. Cosa che, però ad oggi, non è mai avvenuta. Inspiegabilmente, direi. Perché – sottolinea Bova – non esiste alcuna plausibile ragione per non accelerare sulla integrazione delle due aziende ospedaliere. Catanzaro diventerebbe hub sanitario tra i più importanti del Sud Italia, Catanzaro avrebbe milioni e milioni di euro di contributi ministeriali per l’adeguamento delle strutture, Catanzaro avrebbe nuovi posti di lavoro in ambito sanitario. Senza considerare le potenzialità di incremento della qualità nell’offerta sanitaria che si tradurrà in un concreto beneficio per tutti i calabresi. Verrebbe meno solo qualche posto da primario e da vice primari».
«Mi auguro - e non voglio nemmeno pensare - che sia domino di poltrone a bloccare tutto in chissà quali stanze segrete. Il commissario Scura, il delegato del Presidente Oliverio, Franco Pacenza, il Rettore Giovambattista De Sarro, il dg del Pugliese Panella, gli altri consiglieri regionali, sanno bene – perché l'ho detto a voce alta e senza fare sconti a nessuno nel corso delle diverse riunioni avute nei mesi scorsi -, che qualcuno vuole giocare la partita su tavoli terzi, dove forse si fanno gli interessi delle lobby (segrete?) della sanità e non certo quelli della città capoluogo di regione, dei suoi cittadini e della Calabria intera».
«È tempo di dare risposte – conclude Bova –. È tempo che la maggioranza di cui faccio parte dia risposte alla città di Catanzaro. Si programmi la discussione della mia proposta di legge, si porti la discussione in aula. Il dibattito avverrà sotto gli occhi e il controllo costante dei calabresi tutti e della Sanità nazionale. Ove si attendesse ulteriormente, il caso sarà portato anche all'attenzione della Procura della Repubblica e della Corte dei Conti. Dopo 20 anni di tira e molla, di nulla di fatto, di affossamento della Sanità calabrese, qualcuno dovrà pur fare chiarezza e qualcuno sarà chiamato a rispondere in tutte le sedi dei danni fatti ai calabresi»
l.c.