«I vaccini sono vittime del proprio successo». Già, perché è chiaro che se molti virus sono stati debellati e per fortuna non se ne possono più vedere gli effetti, come conseguenza, ci si è dimenticato quanto possano essere pericolose malattie gravi che in passato hanno causato milioni di morti. Come nel caso del vaiolo, della poliomielite e della difterite. Insomma, la scomparsa delle malattie infettive  ha indebolito la percezione dell’importanza di vaccinarsi. La sintesi del dibattito promosso dal Kiwanis “Ippodamo da Mileto” di Corigliano-Rossano sta tutta in queste poche righe.

I pediatri: «Guai ad abbassare la guardia»

Perché, effettivamente, è evidente che il problema di base sta proprio nel monito della conoscenza, dell’esperienza. “Mio figlio sta bene, perché vaccinarlo?” “Perché dovrebbe ammalarsi o contrarre determinati, a volte anche rari, virus?” Perché grazie ad un’ampia e diffusa copertura si è arrivati a eradicare quasi completamente questi agenti patogeni. Ma non bisogna abbassare la guardia. La risposta appare chiara e semplice, ma evidentemente non troppo per il cuore di una mamma preoccupata e spaventata dalle informazioni spesso contrastanti che si trovano sul web. Centinaia di articoli sulle proteste dei no vax contro l’obbligatorietà dei vaccini, sulle misteriose componenti degli antidoti, che conterrebbero metalli pesanti e altre sostanze cancerogene sulla teoria del complotto che vedrebbe coinvolti i “loschi” interessi delle case farmaceutiche. E poi, su tutto, la correlazione tra le vaccinazioni e il rischio autismo.  «Notizie prive di ogni fondamento scientifico - hanno detto i pediatri presenti in sala - ma che hanno incentivato l’atteggiamento di chi, a fronte di un rischio altamente improbabile di una reazione avversa da vaccino, trascura il vantaggio certo derivante dall’immunizzazione alla malattia, lasciandosi guidare da diffidenze e sospetti». Del resto, come dar torto a un genitore che legge tali insinuazioni e preso dal panico diserta? Ed è proprio quanto accaduto.

Dal 2013 vaccinazioni in diminuzione

Dal 2013 le coperture vaccinali hanno mostrato un andamento in diminuzione, indicativo di una minore adesione ai programmi in atto e una minore fiducia della popolazione nei confronti di questa arma di prevenzione: si è passati, infatti, da valori di copertura vaccinale anti-polio di 96,1% nel 2011 a 93,4% nel 2015.

Questi e gli altri valori di copertura vaccinale registrati hanno destato e destano grande preoccupazione poiché il 95% è la soglia raccomandata dall’Organizzazione mondiale della Sanità per limitare la circolazione di questi virus e batteri nella collettività e ottenere anche la cosiddetta immunità di gregge. Infatti, se almeno il 95% della popolazione è vaccinata, si proteggono indirettamente anche coloro che, per motivi di salute, non è stato possibile sottoporre alla vaccinazione.

Ecco i 10 vaccini obbligatori

Ed ecco che nel luglio 2017 viene approvata la Legge Lorenzin che, con l'obiettivo di innalzare i livelli di copertura vaccinale ha portato a 10 i vaccini obbligatori: anti-poliomelitica; anti-difterica; anti-tetanica; anti-epatite B; anti-pertosse; anti Haemophilusinfluenzae tipo B; anti-morbillo; anti-rosolia; anti-parotite; anti-varicella. Con l’introduzione della legge i dati sono in continua ripresa, come lo è il dibattito sull’argomento. Con questo obiettivo, infatti è stato promosso il convegno “il valore delle vaccinazioni” moderato dalla dottoressa Carmela Maradei, e introdotto dal presidente del Club Kiwanis Corigliano-Rossano, Angelo Viteritti , il quale ha sottolineato proprio l’importanza della promozione di questo tipo di eventi e il ruolo delle associazioni come il Kiwanis  che da sempre si impegna a servizio dei bambini di tutto il mondo. 

Hanno contribuito al dibattito la dottoressa Vittoria Paletta, nella doppia veste di pediatra e presidente dell’associazione dei genitori “Jonio cosentino”;  il presidente provinciale dell’Ordine dei medici di Cosenza, Eugenio Corcioni; e poi il professore Pierfrancesco Rocca, ordinario di Scienze Infermieristiche presso l’Università della Magna Graecia di Catanzaro; e Mario Marino, responsabile del settore Igiene pubblica della Regione Calabria.