«Sulla ‘Emergenza dializzati’ a Reggio Calabria che vede da tempo i pazienti costretti a faticose e insostenibili trasferte per effettuare continue terapie salva-vita, permanendo una cronica carenza dell’offerta sanitaria rispetto all’effettivo fabbisogno, ho depositato un’interpellanza indirizzata al presidente della Giunta regionale con richiesta di risposta in aula». Lo comunica, tramite nota, il consigliere regionale Giuseppe Pedà.

 

La mancata attivazione di 13 posti letto

Nel documento, l’esponente politico chiede di conoscere, in particolare, «se sono stati avviati gli opportuni accertamenti atti ad appurare le motivazioni del ritardo di autorizzazione del suddetto fabbisogno, più volte promesso e dato per imminente; di sapere le motivazioni della mancata attivazione di ulteriori tredici posti letto rene (3 posti presso il servizio dialisi presidio ospedaliero ‘Tiberio Evoli’ di Melito Porto Salvo, cinque posti presso la casa della salute di Scilla, tre presso il Grande Ospedale Metropolitano di Reggio Calabria) - per i quali già nel maggio scorso è stato reso il parere favorevole da parte della Regione Calabria - nelle more della riconversione funzionale della struttura sanitaria ex - Enpas di Reggio Calabria in Centro dialitico ex-ospedaliero per 16 posto letto rene, per il quale l’iter amministrativo è fermo in attesa dell’autorizzazione di cui sopra».  

Quali interventi alternativi? 

 
L’esponente politico regionale chiede altresì «di essere reso edotto degli interventi alternativi programmati o da programmare al fine di ovviare ad una problematica che, in quanto direttamente afferente alla tutela della vita delle persone, riveste carattere di assoluta urgenza». Non a caso: «Le numerose richieste e sollecitazioni di interventi urgenti a tutela dei fruitori di assistenza dialitica della Regione - ed in particolar modo della città di Reggio Calabria - che pervengono da parte dei rappresentanti delle Associazioni degli ammalati e dalle famiglie degli stessi, testimoniano - sottolinea Giuseppe Pedà - l’esistenza di una situazione preoccupante, che potremmo definire ‘al collasso’ nella gestione di tali patologie da parte del Sistema Sanitario calabrese. Le criticità e la morbilità che tipicamente si associa alla condizione dei pazienti dializzati, fanno sì che ogni singolo caso considerato costituisca una situazione di emergenza».

 

Molti pazienti, infatti, scelgono di curarsi fuori regione - o addirittura costretti o indotti a non curarsi: «Tutto ciò – aggiunge - è motivo di preoccupazione e di indignazione sia per i sacrifici inenarrabili a cui i dializzati sono sottoposti che per i costi esorbitanti a carico delle casse regionali. Non solo. È anche motivo di rabbia alla luce del lunghissimo iter amministrativo avviato dal commissario straordinario pro-tempore alla sanità e non concluso (né verosimilmente vicino al raggiungimento dell’obiettivo programmatico di cui alla deliberazione del commissario straordinario alla Sanità n.° 1020 del 30 ottobre scorso)».

 

Diritto alla Salute a rischio

Una  battaglia per l’attuazione del diritto alla Salute: «Persiste una situazione inammissibile di ritardo, da parte del Dipartimento tutela della Salute della Regione Calabria, Settore 10, nell’autorizzazione alla esplicitazione del fabbisogno già prodotto dal mese di aprile 2018 da parte dell’Asp di Reggio Calabria. Ritardo che lede i diritti fondamentali degli ammalati e la dignità di tutti i calabresi». In conclusione, il consigliere evidenzia: «Sussiste un compito specifico in materia di Sanità in capo alla Regione che è chiamata a programmare e coordinare i servizi essenziali intervenendo con i correttivi necessari per il caso di disservizi, ovvero come in questa fattispecie, di veri e propri soprusi e prevaricazioni nei confronti dei diritti degli individui».