VIDEO | Arrivano i rinforzi da Serra e Tropea e riprendono gli interventi. La situazione illustrata dal primario di Chirurgia Franco Zappia. Dopo Malattie infettive e Ortopedia, anche Oculistica e Medicina generale allestite per ospitare pazienti positivi
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In Italia più di 52.000 morti dall’inizio della pandemia. Oltre 200 i medici deceduti a causa del Covid 19. Solo gli infermieri contagiati, secondo l’Inail, sono stati oltre 28.000. L’emergenza che nella prima ondata ha travolto gli ospedali del Nord, oggi rischia di mettere in ginocchio la sanità nel profondo Sud.
Ieri e oggi
Vibo Valentia finisce così con il rappresentare un avamposto tremendamente a rischio. Qui, nell’eterna attesa del nuovo ospedale - sul tavolo della politica da circa vent’anni, con un cantiere due volte inaugurato e nel quale ancora oggi i lavori procedono a rilento -, di tendoni e presidi da campo si parla sin dal 2007. Allora - dopo le indimenticate morti di Federica Monteleone ed Eva Ruscio - fu la commissione senatoriale incaricata di indagare sugli errori sanitari a proporli. Venivano prospettati come un’alternativa più sicura ad un ospedale decadente.
Tredici anni dopo le cose sono decisamente migliorate: una più efficiente razionalizzazione delle risorse, interventi di adeguamento strutturale, una sensibile, progressiva, riduzione dei casi di malasanità e, quindi, degli scandali. Si resta lontani anni luce dai livelli d’assistenza assicurati dai nosocomi lombardi, emiliani o veneti, in un edificio che rimane vecchio ed inidoneo, ma la fotografia che il vituperato Jazzolino dà oggi di sé è certamente più decorosa rispetto a quella di tredici anni fa.
L'avamposto
In una delle province più povere d’Europa, malgrado i suoi evidenti deficit strutturali, esso così diventa insostituibile. L’unica realtà multispecialistica di un territorio nel quale i nosocomi di Tropea e Serra sono stati progressivamente svuotati, mentre quelli di Soriano, Pizzo e Nicotera ospitano residenze assistite, ambulatori e uffici. Una realtà unica che, però, viene messa a durissima prova dalla pandemia e dall’esponenziale incremento dei contagi da Covid 19.
Il caso
Ed in questo contesto, il blocco operatorio diviene da un lato la cartina di tornasole di un sistema sanitario in affanno nel suo complesso e, dall’altro, l’esempio plastico di quanto indossare il camice sia rischioso in situazioni così complicato. Otto, tra medici ed infermieri, infatti, sono risultati positivi all’esito dei rituali controlli a cui vengono sottoposti dall’Azienda sanitaria, che dopo - dopo un confronto tra il direttore sanitario aziendale Matteo Galletta ed il primario di Chirurgia Franco Zappia - ha adottato le contromisure necessarie per assicurare la prosecuzione delle attività operatoria. Da Serra e Tropea è stato inviato nuovo personale per riattivare gli interventi dopo lo stop necessario al processo di sanificazione di tutti gli ambienti.
«La sala operatoria c’è ed è in funzione», assicura il primario. Difficile stabilire quale sia stata l’origine del contagio. Certo è che qui si è stati chiamati ad affrontare numerose urgenze, sfidando non solo la gravità delle patologie ma anche il Covid dei pazienti positivi. E se un intervento è indifferibile, positività o meno al Covid, va fatto. Si è fatto, si fa e si continua a fare.
I posti letto Covid
Le condizioni strutturali dello Jazzolino non aiutano e finché non verranno attivati i reparti Covid a Tropea, bisogna reperire altri posti letto. La pressione è altissima su Malattie infettive, il cui personale è costretto a fare la spola con Ortopedia. Ma anche la vecchia Oculistica e Medicina Generale sono stati preparati per accogliere pazienti Covid. Servono posti letto e l’Asp prova a dare la migliore risposta alla domanda di salute che viene dal territorio nel momento più difficile della storia italiana recente.
La situazione è complessa. Difficile separare i percorsi, sarà sempre più complicato gestire la situazione qualora la curva non rientrasse. «Servirebbe un ospedale Covid che non sia questo - spiega il primario Zappia -. Questo è l’unico presidio multispecialistico del territorio. È quello che deve affrontare tutte le emergenze. Confidiamo nelle scelte dell’Azienda, che, fino a questo momento, con tutti i limiti strutturali che conosciamo bene, ha affrontato al meglio la situazione. Con il Dipartimento di prevenzione il confronto è quotidiano. Il personale ha i dispositivi necessari, c’è un monitoraggio costante. Nel nostro laboratorio analisi c’è anche il macchinario che serve a processare i tamponi in poche ore e questo è certamente una gran cosa. La situazione non è affatto semplice ma la affrontiamo».
Emergenza continua
L’imponderabile è sempre dietro l’angolo. C’è il paziente positivo che va operato. C’è il paziente che viene ricoverato sulla scorta di un tampone negativo ma poi, ad un successivo tampone, risulta positivo. Quindi il contagio di un medico e di due infermieri, di otto tra medici ed infermieri nel blocco operatorio. Insomma, una situazione complicatissima ed in evoluzione. «La affrontiamo, questa emergenza come tutte le altre, non perché siamo eroi, ma perché è il nostro lavoro e lo facciamo meglio che possiamo», chiude Franco Zappia.