VIDEO | Altri cinque pazienti sono costretti a recarsi più volte a settimana al 'Tiberio Evoli' di Melito Porto Salvo, altri 12 a Scilla e ben 34 a Messina. L'impegno del commissario alla sanità: «Troveremo una soluzione definitiva»
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«Non mi posso permettere il lusso a quest’età di fare 30 chilometri ad andare e trenta a tornare in queste condizioni». Il signor Bernardo Iero, professore di matematica in pensione, ha 73 anni e da due anni e mezzo è costretto a recarsi all’ospedale “Tiberio Evoli” di Melito Porto Salvo, due volte la settimana, per sottoporsi alla dialisi perché per lui al “grande ospedale metropolitano” di Reggio Calabria non c’è posto.
Il reparto di nefrologia infatti, può garantire il servizio solo a cento persone, escludendo così gli altri 52 malati dell’intera provincia. Nello specifico, 34 pazienti si recano a Messina, in un centro privato sovvenzionato dalla Regione Calabria, altri 12 a Scilla, sempre in un centro privato accreditato, mentre in sei- con mezzi propri – effettuano la dialisi a Melito Porto Salvo. Dopo il trattamento- nonostante la pressione altissima, il signor Bernardo deve necessariamente mettersi alla guida e rientrare a casa per assistere la moglie anziana e gravemente malata che non può essere lasciata sola.
«Io già parto dalla mia abitazione che sto male- ci dice- poi arrivo a Melito, faccio la dialisi ed esco da lì che sto malissimo. Il mio corpo è letteralmente devastato dopo la dialisi. Nonostante questo devo mettermi alla guida. Non mi è stato mai proposto né un servizio “navetta”, né un trasporto con l’autoambulanza. La mia rabbia-continua Iero-è che in queste condizioni non sono solo un pericolo per me ma, anche per gli altri. Se vado a sbattere contro un’altra macchina o contro un pedone, che succede? La responsabilità è mia». Per il signor Bernardo al momento non ci sono possibilità di effettuare la dialisi a Reggio Calabria. «Una volta stabilito che si deve fare la dialisi- afferma Iero- non è che si può interromperla oppure pensare che un domani si smetta; si deve fare tutta la vita. La speranza, chiamiamola speranza tra virgolette, è che un dializzato muoia ed ecco che si libera il letto. Ma non è che io per farla nella mia città posso sperare che qualcuno muoia. Sono in cura da anni; all’ospedale sapevano benissimo che -visto i miei gravi problemi di salute- prima o poi sarei entrato in dialisi e come me lo sapevano per altri pazienti, circa una cinquantina. È una situazione nota da dieci anni. Perché non sono intervenuti prima? Non è un’emergenza odierna ma, è da un decennio che si sa».
Quello di Bernardo è un vero e proprio calvario, un calvario che non riesce più a sopportare e che terminerebbe se esistesse in città un centro dialisi, tanto annunciato e promesso dall’Asp e dalla Regione Calabria. «A me non interessa se questo centro lo fanno i privati o l’Asp o le Istituzioni; a me interessa che ci sia - chiosa il signor Iero- un centro in città per i dializzati reggini». Nei suoi occhi si intravede tanta sofferenza; sofferenza per un malattia che lo devasta fisicamente e psicologicamente e, nonostante il dolore, a 73 anni deve “combattere” anche con le inefficienze e le lacune di un sistema sanitario regionale ormai al collasso. «Sono completamente sconfortato- conclude il signor Iero- non sono neanche più arrabbiato ma, solo sconfortato perché vedo che rimandano sempre e poi non concludono mai niente. Dicono solo bugie, non ho più fiducia nelle Istituzioni. Questo è il problema».
Le rassicurazioni di Scura
Dal canto suo il neocommissario dell’Asp reggina, carica che ha assunto ieri, nonché già commissario straordinario alla sanità, Massimo Scura, rassicura i pazienti reggini. «Il problema dei dializzati- ha detto alla nostra testata Scura- è un problema serio; un problema sul quale stiamo lavorando. Oltre al terzo turno che si realizzerà all’ospedale reggino, e per il quale il direttore generale si è impegnato a risolvere entro la fine di questo mese, visto che gli ho autorizzato ulteriori infermieri a tempo determinato. Nel contempo- ha concluso Scura- con la struttura dell’Asp troveremo una soluzione definitiva». Basteranno queste ulteriori parole di Scura per “tranquillizzare” i pazienti? Pazienti che da anni sentono promesse da tutte le parti politiche e che però, subiscono sulla propria pelle un’ “odissea” la cui fine ancora non ha una data.